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È il 1665 quando, in un villaggio di minatori nel cuore della campagna inglese, accade qualcosa di terribile. Questo è già intuibile dalle prime pagine, nel momento stesso in cui conosciamo il pastore del villaggio, chiuso nella sua camera, in preda al dolore e all'ira, e la sua domestica, Anna, che si aggira in una casa che sembra popolata da antichi "fantasmi". Ed è proprio Anna la voce narrante di questa storia cupa e angosciante. È lei che ci racconta dell'arrivo al villaggio di un sarto, che riporta l'allegria in casa sua, dopo la morte del marito in un incidente in miniera. George, però, porta con sé anche un carico di morte: la peste. La malattia si insinua subdolamente nel villaggio e nelle case, non risparmia famiglie intere e inizia la tristissima conta dei morti. Nonostante il pastore Monpellion cerchi di tenere unita la piccola comunità, invocando l'aiuto di Dio, convincendo gli abitanti al sacrificio e all'isolamento forzato, affinché il morbo non si diffonda in tutto il Derbyshire, e non si risparmi giorno e notte nell'assistenza spirituale e materiale dei moribondi e perfino nella sepoltura, si scatenano momenti di follia generale e di grande scoramento. "Annus Mirabilis" è un romanzo coinvolgente, in cui, purtroppo, il lettore riesce a immergersi nella storia, trovando molti punti di contatto con l'attuale contesto socio-sanitario, scoprendo ben presto che, si tratti del 1665 o del 2020, le uniche armi per sconfiggere l'epidemia sono l'igiene e l'isolamento. Assolutamente angoscioso ogni ritrovo domenicale, costituito sempre da un numero più ridotto di persone, per non parlare dei momenti di irrazionalità, nei quali si arriva a dar la caccia alle streghe. Il finale è un po' meno soddisfacente, ma non mi sento di negare a questa storia la quinta stellina.
1666, è un "annus mirabilis", ovvero un anno in cui sono accaduti fatti straordinari, fuori dal comune e che rimangono impressi nella memoria. È l'anno in cui scoppia una violenta epidemia di peste in Inghilterra ed l'anno in cui Ann Frith, la protagonista del romanzo, si trova a vivere, al centro del l'epidemia. Ann perderà giovanissimo il maritoin un incidente in miniera, poi i suoi due figli per la peste, ma non perderà la sua forza, e la sua potente umanità. Un romanzo a tratti crudo e crudele che ci racconta un momento storico buio, aggravato da malattie e povertà, oscurato da superstizioni e stregoneria e appesantito da infanzia stroncate, ma illuminato da personaggi come Ann che eroica ente vivono succhiando la meravigliosità della vita anche quando non si vede. Annus mirabilis è un romanzo che non si vuole terminare, Ann è un personaggio che non si vuole lasciar andar via. Sul blog se vi va un piccolo approfondimento.
Libro leggibile, tuttavia le inesattezza storiche contenute lo rendono poco credibile come romanzo storico; è inaccettabile che personaggio contadino del 600 possa parlare letteralmente di “microrganismi” (scoperti circa 200 anni dopo) o comportarsi da epidemiologo consumato. Anacronistico
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