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Specialista di ricerche in archivio e appassionato di storie alla Stephen King, il chiavarese Maurizio Garreffa tenta un approccio ambizioso: dipingere l'affresco di una guerra tra due paesi. Il conflitto si prolunga nel corso dei secoli animato dagli spettri degli stessi paesani, e noi lo viviamo attraverso le e-mail e il diario dei protagonisti del romanzo. Scelta stilistica coraggiosa, ma imho infelice. Email che assomigliano a lettere ottocentesche, del tutto implausibili, perché non pensare a far vivere direttamente dialoghi e personaggi? E' come se l'autore tirasse il sasso e poi nascondesse la mano: il risultato sono tinte troppo sfumate: c'è una storia tra Teo e Camila, la viviamo come se ce la raccontasse nostra nonna; manca completamente il testosterone. In tutta apparenza,l'autore ha pudore a parlare di sesso. La teoria detta della psicologia transpersonale, fulcro del romanzo e base per spiegare le uscite delle anime maledette dai corpi è un po' troppo buttata lì; campeggia il personaggio malefico di Terenzio che può convincere se non si è letto Pet Semetery di Stephen King. Il resoconto finale,coi rapporti di polizia e il processo, è veramente di troppo: c'è stata una guerra dei fantasmi, ragazzi, ed è tutto normale? I testimoni dovrebbero essere sconvolti, escono fuori invece addirittura dei siparietti umoristici. Il romanzo risente inoltre di un editing approssimativo, qua e là la punteggiatura è caratterizzata da un approccio da esordienti - abuso di puntini di sospensione ed esclamativi. Le idee, però, ci sono, e mi basta per dare un sei meno. Attendo però l'autore a una seconda e più convincente prova.
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