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Che la particolarità dell'uomo sia di dover prendere posizione su se stesso è una delle tesi di Gehlen che Romano Madera certamente condivide. "Secondo le decisioni implicite in tale interpretazione, si rendono visibili o invece si occultano determinati compiti" (Arnold Gehlen
recensioni di Cerasi, E. L'Indice del 1999, n. 11
Se questa è la diagnosi, ragionevolmente apocalittica, la via d'uscita, per Madera, comincia dall'individuo, dal lavoro di ognuno su di sé."Per ricominciare dopo il naufragio si deve innanzitutto revocare la scomunica del pensiero mitico-utopico che ha segnato, fin dalla nascita, il grosso del marxismo".Il pensiero mitico-utopico, cioè il simbolismo del profondo, così pesantemente trascurato dal marxismo in nome della razionalità scientifica, è invece alla base del metodo proposto dal libro, la "comprensione biografica" - un cominciare da sé (e non a caso il libro, a mo' di scala, si conclude proprio con un frammento di autobiografia) scoprendo in se stessi l'interconnessione globale con gli altri e con la natura che, oggi più di un tempo, ci caratterizza.Passare, come suggerisce Madera, dall'utopia all'eutopia significa, in questo senso, passare dal non luogo che, gehlenianamente, è la costante antropologica su cui si basa la cultura umana al "buon luogo" che fondi una prassi e una cultura della tolleranza e dell'amore.La dimensione del pensiero di Madera, come si vede, è di quelle totalizzanti.La monografia su Jung (Carl Gustav Jung.Biografia e teoria, Bruno Mondadori, 1998) era stata un'eccezione: la tendenza di Madera è senz'altro verso l'onnicomprensività dei fatti umani.È questo che lo porta a valorizzare le componenti del sacro e dell'apertura a Dio come costanti antropologiche essenziali.
Enrico Cerasi
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