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Il libro di Garaventa scandaglia il ruolo centrale che il problema del’angoscia ha avuto non solo nei grandi rappresentanti della tradizione esistenzialistica (Kierkegaard, Heidegger, Jaspers, Sartre), ma anche in ambito psicoanalitico (Freud) e teologico (Tillich, Drewermann), nonché nella discussione sull’aggressività umana (Fromm) e sulle potenzialità distruttive della tecnocrazia (Jonas, Anders). Ne emerge una visione articolata e affascinante di questa condizione affettiva fondamentale dell’esistenza umana, che assale l’individuo (lasciandolo solo con se stesso) nelle situazioni più diverse: quando deve decidere del proprio futuro, scegliendo liberamente e responsabilmente fra molteplici possibilità, ma anche quando è costretto a fare i conti con i suoi limiti e le sue colpe, con i pericoli e le insidie della vita, con i momenti di solitudine e d’incomunicabilità, con l’(apparente?) assurdità dell’esistere, con la coscienza del proprio destino di caducità e di morte.
Recensioni
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L' angoscia assale l'individuo, lasciandolo solo con sé stesso, nelle situazioni più disparate : quando deve decidere del proprio futuro scegliendo tra molteplici possibilità, ma anche quando è costretto a fare i conti con i suoi limiti e le sue colpe, con le insidie della vita, con i momenti di solitudine, con la coscienza del proprio destino caduco.Il presente volume scandaglia il ruolo centrale che questa "parola-chiave" della filosofia ha avuto non solo nei grandi rappresentanti della tradizione esistenzialistica ma anche in ambito psicoanalitico e teologico, nonché nella discussione sulla aggressività umana e sulle potenzialità distruttive della tecnocrazia.
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