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Protagonista di questa storia di solitudine ed emarginazione, ambientata in Sicilia nella prima metà del Novecento, è Nardina Varza, figlia di gente umile, che deve sfamare troppe bocche con le misere risorse provenienti dal lavoro di scalpellino del capofamiglia e da quello di lavandaia della moglie. La massima aspirazione dei genitori è quella di vedere sistemati i figli, ma soprattutto si augurano di trovare ottimi pretendenti per le figlie, penalizzate dalla mancanza di una dote adeguata. A complicare la situazione di Nardina c'è anche l'aspetto fisico poco attraente. Dato per scontato che la ragazza rimarrà zitella, il padre si accorda con il campiere del barone Aurello di Scigrò, affinché possa essere presa a servizio nella grande casa padronale. Gli anni vissuti in casa Aurello rimescolano, però, tutte le carte in tavola… Il romanzo di Enza Pecorelli riporta il lettore indietro nel tempo e descrive in modo esaustivo la società arcaica e ancora feudale, nella quale la nobiltà vive di rendita e i contadini in miseria. I personaggi sono descritti a tutto tondo, risultano realistici e ben caratterizzati dal punto di vista psicologico, tanto da poterne "osservare" i conflitti interiori, le evoluzioni e le involuzioni. Oltre ai temi della solitudine, dei pregiudizi e della famiglia "acquisita per scelta", emerge altrettanto prorompente il tema "verghiano" dell'ossessione per la roba, trattato nell'omonima novella dell'autore verista.
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