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L'autore teorizza l'inevitabilità dell'ispirarsi a modelli preesistenti , nella vita, nell'arte in generale e segnatamente nella musica, giungendo a sostenere che chi copia è in realtà vittima di un plagio: perchè rapito dalla forza intellettuale del suo modello. Insomma, tra Joe Cocker e Zucchero, sarebbe il secondo la vittima. Suggestivo!!!
Che cos’è il plagio musicale? Da più parti, si ritiene che si speculi intorno a questo tipo di reato, dal momento che il plagio è concettualmente difficile da definire. Questo dovrebbe essere tale in virtù di un’indebita appropriazione, a scopo di lucro, di un’opera realizzata da un altro artista. Ma l’appropriazione spesso può confondersi con il debito artistico, e la questione va a configgere con l’inevitabile fatto che tutti noi siamo immersi in un universo culturale che continuamente assimiliamo e modifichiamo. E a giudicare da questa prospettiva, il plagio potrebbe anche non esistere. Ma ci sono casi, circostanze, fatti, che possono portare a stabilire che effettivamente si è perpetrata una cosciente, volontaria e indebita appropriazione dell’arte altrui. Fatti che devono essere dimostrati, e nel cui gioco la SIAE non è che uno dei testimoni, dal momento che il suo impegno risiede in primo luogo nel tutelare economicamente l’artista le cui opere vengono trasmesse o utilizzate da parte di terzi. Spedirsi a casa un disco con sopra incise delle proprie musiche, in una busta sigillata, mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, ha infatti lo stesso valore legale del deposito di un brano in SIAE. E’ una prova che testimonia dell’esistenza di un rapporto tra l’artista e l’opera. C’è poi da dire che, a livello giudiziario, per risolvere ogni problema l’accusato deve solo trovare (la cosa più difficile) la carta del jolly. Se infatti riesce a dimostrare che il suo pezzo, accusato di essere un plagio, è simile a un brano antecedente al brano che si ritiene rubato, è fatta. Perché un brano possa essere copiato deve infatti godere dello statuto artistico dell’assoluta originalità, in mancanza del quale, per definizione, non è suscettibile di copiatura. E ad affrontare il problema del plagio in musica è stato Michele Bovi con la pubblicazione del libro Anche Mozart copiava. Con l’aiuto di commenti esperti, Bovi affronta il problema delle contr
Bovi ricompone accuratamente il complesso intreccio di legami, talvolta anche involontari, che esistono fra artisti lontani nel tempo e nello spazio. In questo mare magnum il giornalista si muove con estrema disinvoltura, come del resto gli permette l’esperienza accumulata in tanti anni di lavoro televisivo. Ci guida con cognizione di causa attraverso un terreno minato: leggendo queste pagine scopriamo che anche qualcuno dei nostri beniamini ha commesso il “peccato” che pensavamo fosse appannaggio esclusivo di altri. Dai complessi ai cantautori, dal Clan Celentano al Plagio musicale nella storia, il libro è un lungo percorso nel quale ciascuno può ritrovare dei ricordi, delle sensazioni, delle conferme ai dubbi che un tempo hanno sfiorato la sua mente in modo vago e confuso. Naturalmente non poteva mancare un capitolo dedicato al Festival di Sanremo, una delle palestre dove la pratica del plagio si è sbizzarrita nei modi più sfrenati. Non è quindi un caso se la parte dedicata al celebre festival è la più lunga del libro. Anche se poi, come leggiamo a pagina 93, “l’unico autore a rispondere pubblicamente dell’accusa di plagio è stato Tony Renis”. Come richiede l’occasione, un certosino elenco di copianti e copiati intervalla il testo. Naturalmente il libro non dimentica le colonne sonore, i jingles pubblicitari e la musica campionata: campi che vengono spesso trascurati, ma che offrono un ampio terreno d’indagine. Il libro non si esaurisce comunque in un semplice elenco, ma lo arricchisce di aneddoti gustosi e poco noti. Inoltre l’articolo che apre il volume, La musica in tribunale, disegna in modo rapido ma esauriente le implicazioni giuridiche del fenomeno. L’appendice contiene tre articoli fra i quali spicca quello di Pasquale Panella, il poeta noto per la sua collaborazione con Lucio Battisti, che avanza una semiseria difesa del plagio.
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