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Tre racconti che sono quasi referti di una clinica delle passioni, di casi di una micidiale oltranza psicologica.
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La gelosia è un sentimento autolesionistico, una fantasia che conduce gli uomini alla follia, un disagio capace di distruggere la vita di una donna, un terremoto che stravolge l'amore più puro. Madame de La Fayette nel '600 apre la strada e detta i tipi psicologici e le situazioni sentimentali che verranno poi ripresi da scrittori successivi ben più noti (Balzac, Vivant Denon, De Laclos, ecc...). Grande raffinatezza ed emozioni, proprio ciò che occorre per tutti coloro che, di tanto in tanto, provano un po' di nostalgia per il Grand Siècle.
Tre racconti sull'amore stravolto dalla gelosia in un periodo storico molto interessante. Lettura consigliata soprattutto agli amanti dell'800.
Recensioni
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Accanto alla Principessa di Clèves, capostipite consacrato del romanzo moderno, Madame de La Fayette ci ha lasciato taluni densi e tesi racconti, dove il filo rosso del sentimento amoroso si mesce in varia misura, e contrasta, il filo nero della gelosia. Racconti, ma potremmo dire casi di micidiale oltranza psicologica, quasi i referti di una clinica delle passioni, raccolti e ritrascritti da una donna ch'è nello stesso tempo un confessore partecipe e un analista senza pietà. Sono pagine pressoché sconosciute in Italia e che poco invidiano al capolavoro, sia che ne costituiscano come la Contessa di Tenda una secca e fulminea sinopia, sia che - è il caso della Principessa di Montpensier - ridisegnino coi colori d'un arazzo regale una fosca vicenda d'amore e morte sullo sfondo delle guerre di religione. Infine in Alfonso e Bélasire apparirà un memorabile ritratto di intransigente delirio, di cui un critico come Giovanni Macchia ha potuto scrivere che «forse mai la letteratura francese aveva espresso motivi di una così sottile e maniaca gravità».
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