«"L'arte è un porsi in opera della verità" scriveva Martin Heidegger proprio all'insegna della volontà di far percepire all'osservatore quello che per un artista è pensiero assoluto. L'osservazione e la comprensione dialogano dinanzi ad un oggetto artistico. "Arte" per il filosofo è proprio ciò che si vede e che obbliga l'osservatore a una tenace riflessione in quanto le opere d'arte costringono a un confronto e trattano di qualcosa che ci riguarda (M. Heidegger, Sentieri interrotti, 2002). Così le opere di Fiorese si presentano come un processo di accostamento al mondo che ci circonda, percepito con i suoi occhi e mediato dalla sua sapiente visione. Esse ci insegnano a vedere, attraverso di lui, e ci aiutano a sviluppare quel senso di bellezza che non sempre riusciamo a rintracciare nella natura, perché non abbiamo sviluppato completamente quel senso di conoscenza universale che ci proietta nella realtà, non avendo ancora usufruito della mediazione artistica. Le sue opere sono il risultato di questa mediazione che ha solide basi culturali. Non si tratta di improvvisazioni artistiche in quanto il percorso culturale da lui sviluppato ha radici lontane e profonde. È lui stesso a sottolinearlo "immaginare un'opera che abbia un significato per un suo destino, deve fluire di un'immaginazione fatta di vortici narrativi, protagonisti privilegiati valutabili a nuovi straordinari spazi". La sua peculiare e costante attenzione alla progettazione lo Ida sempre portato a cimentarsi con il disegno che è e rimar ancora, dopo 70 anni di professione, l'unico e fondamenta "strumento" per tradurre un pensiero in un'immagine. Heidegger la chiamerebbe "fidatezza" (Verlassigkeit) cioè certezza che il progetto diventi il tacito richiamo all'opel d'arte: progetto e risultato finale sono il suo mondo che è se bile, immediato e libero (M. Heidegger, Essere e tempo, 2001 Fiorese non ha bisogno di esotiche atmosfere, perché la n; tura che lo circonda è una frequentazione fedele e continua ad essa si ispira e di essa si circonda. La natura lo ricondur ai suoi luoghi quotidiani e ad essa affida le sue creature avranno un destino destinato all'ammirazione e potranno diventare testimoni del suo tempo...» (Mario Guderzo)
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