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Ogni esistenza singola è parte di un mosaico complesso, la cui comprensione globale ci sfugge. Poi, un giorno, per grazia, ci viene fornita una chiave interpretativa. Così nel romanzo Ambraverde: un anello prezioso, con una pietra rara incastonata di diamanti, è testimone di un amore mai scalfito dal tempo. Viene riscoperto dopo alcune generazioni, ed è leggenda. In una Gorizia ottocentesca, imperiale, Elvira Bascar, una fanciulla diciassettenne, istruita, lascia la sua terra al seguito di una nobile famiglia, come istitutrice. Destinazione la Sicilia. A Catania Elvira amerà, riamata, il barone Francesco, di idee liberali e progressiste. La ragazza rimane incinta. Francesco tenta di ottenere la dispensa necessaria per far celebrare un matrimonio morganatico, ma Elvira verrà sequestrata dalla famiglia di lui e rispedita donde è venuta. Marina Silvestri dipinge con minuzia archivistica e calda partecipazione una società colta nel suo cambiamento epocale. L'Ancien Regime con il suo onore e le sue leggi lascia il posto al mondo nuovo. I contadini impoveriti da carestie e debiti tenteranno di ricostruirsi anche con l'emigrazione. L'avvicendarsi delle classi sociali non muta il destino dei più inermi. Di donne fiere e forti come rocce, libere, capaci di sopportare dolori inenarrabili. Resta ad Elvira un anello d'ambra verde, ricevuto come segno, sigma d'amore fedele. Resta la sua bambina, Igina. Francesco morirà per una caduta da cavallo. Lei si risposerà con un ritrattista. Riassorbita nell'abbraccio della sua terra. Elvira Bascar, cognome affine al sanscrito bhaskar, che significa "colui che fa luce", fiammeggia come un serafino. Marina sa trovare accenti lirici di pura poesia nel dare sembianza a quanto è "Null'altro che il breve tratto di un fiume più grande." Con saggezza e "nostalghia" fremente, direbbe Tarkovskij, sa comprendere l'eternità e l'unità portentosa di ogni fluire: "La loro vita si srotolava davanti ai miei occhi. La mia esistenza come la loro."
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