"AMARAMMORE", il vinile autografato del nuovo album di Neffa.
C'è nell'aria qualcosa di nuovo, e insieme di profondo. Era il 2004, quando Neffa confessò che "in un futuro non so quanto vicino, mi piacerebbe rendere omaggio alle mie origini". Che non erano la black music da lui coniugata in chiave italiana, né il punk frequentato con i Negazione o tantomeno le sue note imprese nella scena del rap.
Perché per lui, fin da quell'anno ormai lontano, "in principio era la melodianapoletana” a cui il nuovo album "AmarAmmore" lo conduce finalmente: un disco tutto cantato nella lingua principe della canzone italiana, per missione storica, ma anche contemporanea, come dimostrano i tanti ragazzi capaci di ricollegarsi con una tradizione melodica gloriosa, ma anche con tutti gli americani di Napoli, da Carosone in poi.
La lingua ascoltata da sempre in casa e assorbita a suo tempo sui dischi di Roberto Murolo e Pino Daniele, innanzitutto, approdando oggi alla lingua contaminata dalla modernità dei rapper e trapper. Ma con la consapevolezza che se lingue e dialetti si evolvono, bisogna ritrovare il piacere di saperli scrivere.
Dicevamo la lingua parlata in casa, quella dei genitori, tanto che l’artista per la cover del vinile ha scelto proprio un quadro dipinto da suo padre, immergendosi totalmente in questo mondo ancestrale.
C'è davvero nell'aria qualcosa di nuovo e insieme di antico. Antico ma mai desueto è il dialetto, che Neffa sa rileggere con consapevolezza urban, come fa anche con le melodie, che sanno di mare, ma anche dei giorni nostri. Amori, abbracci negati, il bisogno di tornare alle radici per sciogliere le ali e volare nel cielo di una nuova canzone napoletana, italiana, internazionale.
La voce, sia al naturale che quando usa echi o filtri, è al centro di tutto, sin dall'inizio di "Fujevo", ha bisogno di poco, un tappeto di suoni e di ritmi, per spezzare i cuori con storie d'amore veracissime: "Cerco pace però a trovo sultanto quanno veco a te". Neffa firma testi e suoni per sottolineare l'urgenza di un lavoro che affonda nell’essenza delle proprie radici ma scommette sul futuro, su un suono di sintesi, al passo (di danza) con tutte le tendenze che affollano il pianeta della musica napoletana. E' nu soul flegreo il profumo del primo singolo "Aggio Perzo 'O Suonno", feat Coez su un beat di TY1, in una straordinaria alleanza di talenti della Campania felix.
Diretto, tradizionale nel raccogliere i frammenti di un discorso amoroso per condurli a unità, post-moderno nella cadenza, nella scelta dei suoni onomatopeici (quel "te ne si' juta" ripetuto in "Picceré'"), nel gettare ponti tra tradizione e contemporaneità con il piacere dell'accompagnamento di "'nu pianoforte 'e notte". "Me scordo 'a capa nun me scordo 'e te", confessa l'innamorato all'innamorata andata via. "Affianc’a te" è la storia dei nostri pensieri, anche, ma non solo amorosi, che non trovano pace, e, per una volta, la (nuova) canzone napoletana ripudia "'o sole suo" per chiedere e conservare "'o friddo 'ncuollo".
In "Nn’ E’ Cagnato Niente" troviamo Livio Cori principe dell’autotune soul napoletano in un ritornello killer. "T'Aggia Veré” è una serenata moderna, con un tappeto di suoni mistici come la voce del mare, in cui convivono le sonorità suadenti del pianoforte e synth di matrice trap, su un basso che non dà tregua.
"Si Me Salve Tu" fa crescere il ritmo, è trascinante come una danza, da consumare sul lungomare di Napoli, in quello che resta di Little Italy a New York, nella più stilosa delle passerelle del made in Italy da esportazione. Un brano dalle sonorità decisamente internazionali.
Il suono cesellato da Neffa è glocal, usa Napoli, e il suo sound, la sua lingua, il suo profumo, come passaporto per il mondo, per le radio, per i club, per i festival, con grande maturità e magnetico sapore di novità.
La title track "AmarAmmore" percorre la via di quello che l’artista chiama suono neoclassico napoletano: una base musicale in stile british dub incontra una linea di canto degna della tradizione anni ‘50 napoletana. Una canzone impreziosita dal rap di Rocco Hunt che entra con una naturalezza totale nella tessitura e nella temperatura emozionale di una ballad intensa e senza tempo.
"Catene", una love story a parti invertite ("'i stong' a sott e tu si' cuntenta", ovvero io sto sotto e tu sei contenta) rivela l’intima anima da “nero a meta” di Giovanni Pellino alias Neffa. Troviamo l’uso dell’autototune come scelta stilistica e una parte rap nel finale della canzone.
La notte, il sogno, il sonno, anzi 'o suonno, tornano protagonisti in "'Saccio Ca Putesse", quasi che "AmarAmmore" fosse stato pensato come un concept album scritto in trance sul tema sempiterno di una passione che non trova porto, che una notte lacera e il mattino dopo genera nuova vita.
"Speranza" è la canzone del futuro da conquistare quando si è in grande difficoltà, "e 'a speranza è na vecchia ca te piglia 'e mmane", la speranza è una vecchia che ti prende per le mani. E nelle parole dell’autore la paura prova sempre ma non riesce a fermarla, anche nei momenti più drammatici.
Forse l'unica speranza possibile, dicibile, da inseguire, soprattutto in questi strani giorni, sta tutta in quell'ultima canzone, "N'abbraccio": La ricerca di un’unione spirituale che non può incontrarsi nel ricevere senza avere il desiderio di ciò che si può dare. Quello che ci serve, è quello che ci resta.
Un urlo dell’anima di Neffa, soul brother veracissimo, napoletano del mondo, nel mondo.
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