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Tra gli effetti della "fine del comunismo" v'è per gli storici l'apertura di un campo, appunto quello della storia del comunismo, da affrontare forse per la prima volta senza essere strangolati dalle impellenze del presente. Riemergono così figure su cui certo la bibliografia non mancava, ma i cui ritratti erano avvolti dagli aloni stesi attorno a loro dallo stalinismo. Una di queste è senz'altro Amadeo Bordiga, la cui importanza per la nascita del comunismo in Europa e per il suo sviluppo fino alla metà degli anni venti nessuno potrà negare. Marxista integrale, Bordiga sembrò ripercorrere in epitome le aporie di quella rivoluzione juxta propria principia che il più realpolitiker Lenin fu il primo ad abbandonare. Vestale del "comunismo", inteso però come idea troneggiante nell'iperuranio della teoria, a cui non si avvicinavano né la rivoluzione bolscevica (per i caratteri arretrati dell'economia russa) né gli sfortunati tentativi tedeschi del 1919, né, figurarsi, quelli italiani. Dell'importanza di Bordiga nel "comunismo internazionale", ancora nella seconda metà degli anni venti, rende oggi conto la biografia di Peregalli e Saggioro, che colma davvero un vuoto su una delle personalità più importanti del movimento comunista. L'approccio scelto dagli autori è prevalentemente biografico, privilegiando i dibattiti, le divisioni e gli scontri di cui Bordiga fu protagonista e vittima, mentre in secondo piano è per cosi dire il suo "contributo teorico", che pure in Bordiga, pensatore robusto e uomo intelligentissimo, aveva la sua parte. Osserviamo così Bordiga muoversi clandestinamente in Italia e recarsi a Mosca dove, con coraggio davvero raro, si oppose anche personalmente alla politica che Stalin iniziava a infondere all'Internazionale comunista. Non mancano naturalmente di essere raccontate le diatribe che separano Bordiga dal nuovo centro del Pcd'I di Gramsci e di Togliatti. Dopo l'esperienza del confino, Bordiga scelse il ritiro dalla vita politica, vivendo a Napoli della propria attività di ingegnere. Già un'opzione del genere doveva apparire ambigua agli antifascisti in esilio. Ma su Bordiga pendeva poi la condanna dello stalinismo, che assimilava le sue teorie a quelle del trotzkismo. Per questo, a partire dagli anni trenta, venne diffusa ad arte la calunnia di un Bordiga in qualche sorta passato al fascismo. Gli autori, attraverso i documenti di polizia, mostrano come al contrario Bordiga continuò a tessere contatti, per quanto informali, con gli ex-militanti della "sinistra comunista", tanto che, dopo il 25 luglio 1943 a Napoli, soprattutto nell'area del Psiup, si riorganizzarono gruppi su cui il magistero dell'ingegnere continuava a far eco. Ma Amadeo, verrebbe da dire con taoistica coscienza della validità eburnea delle leggi del marxismo (o con partenopeo scetticismo, rivelato da una "prosa familiare" di irresistibile ironia), non prese parte a tutto ciò, convinto, questo "ingegnere del comunismo", che gli individui e i gruppi organizzati possano ben poco quando le situazioni rivoluzionarie non siano giunte, per conto loro, a maturazione. Marco Gervasoni
scheda di Gervasoni, M. L'Indice del 1999, n. 04
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