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Giunto al secondo tomo dei cinque previsti, lo studio del comunismo eretico nel Novecento, a cura di Pier Paolo Poggio (direttore della Fondazione Micheletti), mantiene una struttura per aree tematiche, affrontando il contesto europeo postbellico. Si documenta l'impressionante vitalità di un mondo caratterizzato da un triplice radicalismo critico, verso il sistema capitalista, il socialismo reale e alcuni aspetti del pensiero stesso di Karl Marx. Inutile dire che in questa sede la ricchezza dell'opera (oltre quaranta contributi, ognuno con in calce una bibliografia essenziale) si può evocare solo in minima misura: i contesti analizzati sono vari, i piani d'analisi numerosi, decine gli intellettuali passati in rassegna. Si va dal richiamo alla dialettica fra economia ed ecologia nella storia dell'Urss, rilevato da Poggio, allo studio del dissenso come attività clandestina di coordinamento degli oppositori nei paesi socialisti europei (è ricostruito il proliferare di iniziative portate avanti in Urss, in Polonia e altrove), dalla "rivoluzione copernicana di Operai e capitale", presa in esame nel saggio di Cristina Corradi su Tronti e altri, al Sessantotto francese e italiano, per Luisa Passerini sempre più oggetto di una semplicistica tendenza alla de-storicizzazione. L'abbondanza dei materiali, malgrado l'inevitabile brevità di molti contributi, è straordinaria, anche senza contare l'aggiunta decisa dal correttore automatico, cui, con buona pace del fabianesimo inglese, a p. 270 dobbiamo la miracolosa apparizione, nei già affollati cieli del riformismo, dei "socialisti fagiani". Daniele Rocca
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