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Da leggere
Un libro di una importanza e grandezza non percettibili al primo sguardo ma che s'impongono gradualmente fino ad uno sconvolgimento totale. Come tutti gli altri libri di Herta Muller, questo romanzo è poesia narrata ma la sua capacità emotiva è notevolmente intensificata dall'esperienza e la testimonianza di Oskar Pastior. Fra tutti i romanzi di Herta Muller che io abbia letto, tutti di grande impatto storico, concettuale ed emotivo, L'altalena del respiro è il mio preferito.
"Una frase così ti tiene in vita"... Non ci vuole molto a morire nei lager, si sa, ma a volte ci si riesce a sopravvivere alla deportazione: le tre parole della nonna hanno fatto la differenza tra la vita e la morte del diciassettenne Leo Auberg: resistere, a volte, è soprattutto una questione di testa. "Fin quando viaggiamo non può succederci niente. Fin quando viaggiamo, tutto va bene. [...] Viaggiare è una tregua.” Il punto di vista in questa testimonianza, è quello dei tedeschi rumeni deportati dai russi nei campi di lavoro dell'Ucraina nel '45. Non è di Šalamov o Solženicyn questo racconto, ma c'è tutto l'essenziale. Non una parola di troppo, ridondante o fuori luogo; misurato e perfettamente dosato anche nelle descrizioni, rievocazioni e digressioni coerenti con la narrazione. La scrittura è eccellente. Abbandonata la Müller qualche anno fa per l'insoddisfacente lettura de 'Il paese delle prugne verdi', devo ringraziare la dolce 'insistenza' di un amico che mi ha fatto riconsiderare una scrittrice dalla prosa poetica ma allo stesso tempo 'petrosa', tagliente e potente. È un respiro profondissimo, nello spazio di un tascabile. «Son finito in questo posto sperduto E Dio vuole che io viva tacendo Perché in faccia Caino ho veduto E non ho potuto levarlo dal mondo.» ALEKSANDR SOLŽENICYN
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