Terzo appuntamento con il disco perpetuo di Gianni Maroccolo: il Volume III di Alone (sottotitolo: Palude) è edito da Contempo Records a un anno esatto dal il Volume I.
La collana si avvale del contributo delle illustrazioni e dell’artwork di Marco Cazzato e dei racconti di Mirco Salvadori. A Lorenzo "moka" Tommasini sono stati affidati post-produzione sonora e mastering. La supervisione è di Alessandro "Tozzo" Nannucci. Il Volume III affronta il tema della violenza contro i più deboli, in particolare donne e bambini. L’animale scelto per questo capitolo è la libellula, figura dal forte significato simbolico. Questo insetto leggiadro ed elegante porta con sé significati profondi. Nella cultura occidentale, è simbolo di equilibrio, pace e libertà. La palude è l’habitat naturale della libellula. L’insetto ha origini umili: nasce nel fondo fangoso di uno stagno, dal quale evade trasformandosi in un animale alato in grado di staccarsi da terra. La libellula rappresenta la trasformazione, la ricerca della verità e la transizione dall’infanzia all’età adulta. La sua vita è caratterizzata da due stadi distinti, ancorché connessi tra loro. Per questo il Volume III è suddiviso in due parti, come due atti di un’opera. Vari temi identificano le scene, che suscitano emozioni contrastanti. Dopo una breve ouverture, si dipanano i due movimenti. La violenza si manifesta in vari modi: fisica, sessuale, psicologica, economica. Chi commette volontariamente atrocità inimmaginabili verso chi non è in grado di difendersi è facilmente assimilabile a una larva intrappolata in un’oscurità profonda. Difficilmente riesce a fuggire da quell’abisso, talvolta non lo vuole neppure. Comprensibile l’impulso di raggiungere gli aguzzini nel loro stesso fango e commettere altrettante o peggiori atrocità su di loro. La vendetta non può però farci superare i nostri limiti di larve umane. Il Mahatma Gandhi affermava: "occhio per occhio, e tutto il mondo diventa cieco." Il nostro destino, invece, dovrebbe essere quello di Vedere. Siamo purtroppo imprigionati in noi stessi, bloccati come i corpi in fondo al mare narrati nel Volume II e il solitario bue muschiato perso nella tormenta del Volume I: questo è il tratto che lega i tre volumi pubblicati fin qui. Come Marok ha già avuto modo di ribadire, la sua musica canta il negativo come un inno alla Vita, non alla sua negazione. Due gli artisti ospiti del Volume III: Luca Swanz Andriolo recita il testo di Nina Maroccolo "Non possiedo nome eppure m’invadono tutti".
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