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E' sicuramente un bel libro. Una storia di abbandono e di ritorno. Il dolore è forte ma sempre in sottofondo, c'è sempre un urlo che deve uscire, ma in qualche modo non esplode mai. Il calcio è un ottimo sfondo per narrare questa storia in cui tra alluminio ed acido troppe persone sono scomparse.
un esordio notevole. Una capacità di scrittura rara, e speriamo che Cojazzi sappia mantenere la promessa. In particolare, la struttura del libro - con le pagine di apertura delle sezioni che da sole meritano l'acquisto. Secondo aspetto, grande maestria e creatività nell'uso della punteggitura, e siccome hanno dichiarato morto il punto e virgola, que viva chi li sa usare! stefano
Questo è un bel libro, anzitutto. E' scritto in modo semplice ma con un andamento narrativo diretto e mai banale. La storia è narrata in prima persona da un giovane nell'Argentina della fine degli Settanta, quando la vicenda dei desaparecidos non era ancora conosciuta e agli occhi del mondo apparivano soltanto i Mondiali di Calcio del 1978 con il loro sfavillare di stelle, spettacolo e con la celebrazione del governo militare di Jorge Videla e degli altri comandanti delle forze armate. Ma quella di "Alluminio" è una storia narrata dall'interno, da chi ha partecipato a quegli eventi trovandosi però dall'altra parte, quella cioè degli studenti che si ribellavano ai soprusi della dittatura, degli operai che consumavano la loro vita nello squallore delle periferie, dei giovani che cercavano speranza nel calcio, quello praticato sugli spiazzi di cemento, in mezzo alla polvere e alla miseria, durante le pause del lavoro. Amore e morte, calcio e tortura, libertà e oppressione, Cile e Argentina sono gli estremi in cui si dipana la storia di Dani, giovane cileno sfuggito alle maglie della dittatura di Pinochet e alla ricerca di una nuova vita. La sua vicenda, intrecciandosi con altre storie altrettanto significative e simboliche, è animata dal desiderio di comprensione: capire perché possano succedere quelle cose, perché ad un'intera generazione sia negata la possibilità di esprimersi, di manifestare la propria libertà; anzi, quella stessa libertà diventa un atto di accusa implacabile che perseguita e alla fine condanna migliaia di vite, bollandole con il tragica marchio di "desaparecidos", termine oggi tristemente noto e conosciuto. In "Alluminio" la storia ufficiale, quella dell'Argentina che vinse i Mondiali di calcio davanti agli applausi dei militari e alle telecamere internazionali, cede il passo alla storia "minore", quella vera di migliaia di dispersi, uomini e donne torturati, incarcerati o gettati nell'oceano dall'altezza degli aerei. E questo bel romanzo di Luigi Cojazzi è anche un invito a non dimenticare.
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