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Anno edizione: 2020
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Continua l’indagine del protagonista sulla vita segreta di Albertine e la sua ossessione per l’omosessualità vera o presunta. In questo volume incomincia a delinearsi il concetto di oblio in contrapposizione alla memoria e su ciò che rimane dell’ amore col passare del tempo.
L'infinitesimale che si nasconde dietro o sotto i sentimenti, visto e spiegato dal più grande scrutatore d'anime della letteratura mondiale.
«Albertine se n'è andata!», e da lì in poi l'anatomia di una separazione, della perdita in senso lato; uno scroscio freddo e doloroso di pensieri, riflessioni, analisi e soprattutto lo stupore di come una persona di cui credevamo potessimo fare a meno ci tolga, andandosene, tutto il bello che non pensavamo derivasse dalla sua presenza: «Come una pietra intorno alla quale è nevicato, Albertine non era altro, insomma, se non il centro generatore di una costruzione immensa, che passava attraverso il piano del mio cuore.» Improvviso arriva dunque lo schiaffo a cui si tenta di reagire: «La sofferenza, prolungamento di un colpo morale imposto, aspira a mutar forma; speriamo di volatilizzarla facendo progetti, chiedendo informazioni; vogliamo che passi attraverso le sue innumerevoli metamorfosi: questo richiede meno coraggio che serbare intatta la propria sofferenza; così stretto, così duro, così freddo sembra il letto in cui ci si corica col proprio dolore.» Ecco. Il sesto volume della Recherche è tutto qui, mi verrebbe comodo dire se non fosse per la scoperta che viene da qui la famosa frase "Lasciamo le belle donne agli uomini senza immaginazione" (perché così riescono ad immaginarsele belle), falsamente rassicurante per le "cozze" di svariate generazioni. E assieme a questa, una serie di istruzioni per l'uso in caso di infelicità, che non sto a riportare, anzi sì almeno questa: - Il rimedio specifico per guarire un evento infelice (i tre quarti degli eventi lo sono) è prendere una decisione - che suona persino terapeutico. Insomma, al sesto volume su sette dell'opera, il mio tempo speso nello sforzo di comprendere quello perduto di Proust si è rivelato, a conti fatti, una specie di limbo letterario in cui, fra momenti di scoraggiamento e noia, ho sperimentato stati di vera e propria illuminazione che pochissimi scrittori sanno sollecitare a questi livelli.
Recensioni
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