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Avrei voluto intitolare questa mia opinione: la tragica scoperta di un romanzetto rosa spacciato per giallo, ma gli spazi consentiti erano troppo esigui. E' triste vedere come gli editori moderni per massimizzare i profitti pubblichino di tutto e per giunta pretendano di vendere un libro alla Liala come genere giallo. Del giallo non ha davvero nulla, la storia non si regge sulle sue gambe e di questo romanzo ricorderò per qualche ora soltanto le interminabili descrizioni delle piante della Riviera Ligure, più adatte per un trattatello di botanica che per altro. Sono un famelico lettore e non rimpiango mai i soldi spesi per un libro, ma ammetto, a malincuore, che questo rappresenta lo stato dell'arte per pareggiare un tavolo con una gamba troppo corta.
Un saggio di rara bravura, capace di fondere le tonalità cariche dell'ultimo De Andrè a tratti di semplicità toccante proprie del romagnolo Ligabue (il pittore, ignoranti, non il cantante). Se tutti i libri fossero scritti con questa leggerezza, non passeremmo conferenze e convegni a chiederci perchè la gente non legge. Raccoglie, in poco più di duecento pagine, alcuni millenni di storia mitteleuropea. Determinati passaggi, come il ritrovamento del cadevere, portano a compimento il tragico processo di autocritica intrapreso da Leonardo Sciascia, che, comunque, mai raggiunse questa precisione nell'affresco dell'universo mafia. Non solo. Nonostante il primato in campo letterario, l'opera non diviene mai autoreferenziale o ridondante. Se Dante fosse ancora vivo, dovrebbe imparare da questo giovinotto savonese come rappresentare in poche scene l'intero universo, l'animo umano, le fasi della storia. La sua Divina (assai poco divina a confronto di "Alla morte si arriva vivi"), a confronto, pare una riunione di condominio a Castellammare di Stabia. Colletta è il Mondo. Il Mondo è Colletta. Dentro questo assioma di aurea perfezione, si muove l'epico ritmo della Vita. Lo sciamano G. accompagna il lettore per mano lungo questa discesa agli inferi. Alla pari del colonnello Kurtz, G. attende il capitano Wilard Auguste Vitrand alle sorgenti dell'Essenza, per mostrargli, attraverso l'estremo sacrificio, l'anelito dell'uomo verso l'Apocalisse. Consigliato vivamente a chi non vuole perdere tempo coi vari Mann, Shakespeare, Foscolo, Brecht, Manzoni, Moliere, Pasolini, Hemingway, Boccaccio, Orwell, Poe, Pound, Conrad, Petrarca, Christie, Pinketts, Coelho e simili ma è interessato a carpire il reale significato del termine "cultura". Sconsigliato altrettanto vivamente a tutti gli scrittori (o aspiranti tali). Una volta letto, pare che non ci sia nulla da scrivere. Il romanzo è un vivaio di creatività. Con il materiale artistico che Picasso usò per dipingere Guernica, Genova riempie al massimo una pagina del suo capolavoro.
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