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Anno edizione: 2012
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Il libro-intervista "Alla fine ho deciso di vivere", scritto da André Asséo con Jean-Louis Trintignant, segna un ponte ideale tra il passato (recente) e il presente dell'attore francese. L'intervista-fiume risale a dieci anni fa; il lettore se ne avvede quando a un certo punto Trintignant ,discutendo col giornalista Asséo sull'argomento "attori storici del cinema italiano" ( come Tognazzi e Gassman) saluta l'amico Alberto Sordi , "l'unico rimasto in vita". Il libro, diviso per argomenti specifici vertenti la carriera e le attività extra-professionali di Trintignant, rifiuta gossip e storie di letto. E' così un documento rigoroso e preciso, ma anche un po' freddo, incentrato interamente sulle aspirazioni, l'interiorità e le ambizioni del divo francese. Tanto per fare un esempio: interrogato sulla Bardot, Trintignant (che ebbe una storia molto pubblicizzata con la sua partner di "Piace a troppi") liquida la splendida Brigitte con la frase: era molto intelligente, più che brava. Di Romy Schneider appena un accenno: ovvero la descrizione della bellezza del volto. Il libro ha però un limite per il lettore italiano: è assai difficile essere compartecipi della carriera francese (anche da regista) di Trintignant, laddove vengono menzionati film e personaggi poco conosciuti da noi. Ovviamente la narrazione si fa più intrigante nel momento in cui Trintignant parla della sua brillante carriera nel nostro cinema. L'Italia è il paese che lo rese celebre a livello europeo con quel capolavoro che è Il Sorpasso. La lavorazione del "Conformista" di Bernardo Bertolucci coincide con la morte della figlia Pauline (1961-1970), addormentatasi per sempre mentre riposava nella sua culla. Bertolucci "sfruttò" il dolore di Jean-Luois per dare vigore al melo tratto da Alberto Moravia. Ma per l'attore fu giusto così. .
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