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Interessante saggio sul giovane "maestro del sospetto".. Vero quanto dice sull' "alienazione" cui siamo sottoposti: difficile ribellarsi al sistema "produzione/consumo" che ci avvolge nel suo abbraccio confortevole ma limitante la nostra libertà interiore. Da liberale non posso non vedere le vergognose storture ed ingiustizie che il sistema "capitalistico" produce. Rimango però tenacemente dell'idea che a questo sistema "base" l'uomo non abbia trovato concrete alternative (utopie a parte) e che sia esso a doversi riformare verso condizioni più "umane" che garantiscano LIBERTA' (non solo formale, ma neanche come tale da demonizzare come spesso fatto strumentalmente dalla critica "storico/materialista") e BENASSERE . L'economia nelle sue infinite e "interessate" declinazioni condiziona la gran parte delle nostre scelte e ciò limita la libertà sostanziale dell'individuo (come credente - ma d'accordo con la femminista ambientalista Nancy Fraser - non posso comunque ridurre la nostra esistenza ai soli fattori economici). Ma sostenerne l'influsso preponderante sulla nostra stessa vita, oltre gli idealismi filosofici dei giovani hegeliani, ha sicuramente anche oggi la sua validità. Interessante l'ultimo capitolo che affronta il tema classe/massa come (im)possibili protagonisti della rivoluzione proletaria e la dicotomia borghesia/proletariato in cui l'intellettuale borghese dovrebbe diventare, in evidente contraddizione, la guida della "rinascita". L'interpretazione attualizzata di Losurdo mi pare abbia anch'essa una validità che va oltre le speranze vane e utopiche degli antichi rivoluzionari.
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