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Non sono una fanatica del poliziesco, né dei commissariati che mi sembra sappiano troppo di fumo di sigarette, caffè in bicchierini di plastica, tramezzini buttati giù al volo, e vite solitarie di poliziotti a contatto per il loro lavoro con la peggior feccia dell'umanità. Tutto questo nel romanzo certamente c'è, ma le ali di farfalla di cui la trama si nutre lo fanno salire più in alto e balzare oltre con elementi a un tempo vigorosi e delicati. Il linguaggio è impeccabile, i dialoghi essenziali e senza sbavature, la trama ti prende da parecchi versi, e, dopo poche pagine, ti metti fiduciosamente nelle mani di un narratore abile da cui ti fai condurre, e che introduce ingredienti che non ti aspetti di trovare. Oltre all'appassionante trama dosata in modo da mantenere sempre il lettore nella dovuta condizione di suspence, ci sono poi passaggi che coinvolgono più emotivamente, come i legami che uniscono il dottore con Ilic o la figlia, o esteticamente, con alcune descrizioni lampo che sembrano firme d'autore abilmente intessute e mascherate nel corpo del libro, che ti lascia alla fine con l'impressione di non essere poi semplicemente il thriller che sembra essere.
Ho acquistato questo libro per intero dopo aver letto per caso l'anteprima perché già dalle prime pagine era evidente una cosa: è scritto in modo impeccabile e io sono una lettrice che si fa molto attrarre dallo stile di scrittura prima ancora che dalla trama. Lo stile di scrittura ha continuato ad essere impeccabile per tutto il romanzo, senza mai un cedimento o una caduta di tono e piano piano mi sono addentrata nella storia, che è un poliziesco veramente originale e avvincente. L'aspetto che mi piace sottolineare è che tutto il libro riesce ad essere credibile (verosimili i personaggi, possibili i retroscena) nonostante si tratti di una vicenda davvero singolare e inconsueta. Non mi resta che complimentarmi con l'autore e dirgli che attendo il prossimo romanzo.
Un thriller che si rispetti deve farsi leggere in meno di due giorni, indipendentemente dal numero di pagine. Qui volano letteralmente via e lasciano anche il segno, proprio come promette l'effetto farfalla. Non è la prima volta che un romanzo sembra più reale della cronaca quotidiana, anzi al giorno d'oggi chi ha una "notizia" da trasmettere è più facile che scelga la strada della fiction, piuttosto che quella dello scoop giornalistico. Il fatto che l'autore sia un ex-militare (particolare a me familiare essendo una fan di Andy McNab, pseudonimo di un ex agente dei SAS inglesi) supporta la mia tesi che i romanzi offrano un'ottima "copertura". Avere in mano una buona storia non è garanzia di successo, bisogna anche saperla raccontare e scrivere. F. Filiberto riesce a fare egregiamente entrambe le cose. I personaggi creati dalla sua penna sono "riconoscibili", nel senso che ognuno di essi mette in scena una personalità che ognuno di noi può annoverare tra le proprie conoscenze. Niente è come appare, eppure tutto è come sembra. Il mistero ruota attorno ad un cadavere ritrovato all'alba nel parco cittadino. Benchè l'uomo sia, senza ombra di dubbio, deceduto per cause naturali, la polizia è incaricata d'indagare sulla successiva profanazione del cadavere, avvenuta, per mano d'ignoti, all'obitorio. Dei flashback svelano al lettore l'identità del morto, uno psichiatra originario della Repubblica Ceca, informazioni che contemporaneamente acquisisce anche la polizia grazie all'intuito dell'agente Ida Niccolini e del commissario Paolo Pandolfi. Accanto ai personaggi principali se ne muovono altri, solo apparentemente meno importanti, come Nine, la ragazza che dipinge il significato delle parole, o Ilic, che deve imparare a volare. Come nell'ingranaggio di una macchina complessa ogni personaggio ha il suo ruolo indispensabile. Da un banale infarto si svela un intrigo internazionale che coinvolge la Russia, Israele e i servizi segreti occidentali con un felice epilogo.
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