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Nella prefazione Valentino Pace si augura che "il Lettore, giudicando ( ) il libro nella sua globalità, ci collochi alla sua destra". Questo stesso era l'auspicio del fedele che guardava il Sommo Giudice: la raffigurazione del Giudizio universale è stata infatti una costante dell'arte cristiana e, tanto in Occidente quanto in Oriente, era la prima o l'ultima immagine che si vedeva entrando e uscendo dalla chiesa. Alfa e Omega illustra e indaga la persistenza e la diffusione del tema, dalla tarda antichità al Rinascimento e dalla Spagna (Léon) alla Russia (Vladimir), riunendo pregevoli fotografie e, insieme ai testi di Marcello Angheben, le schede di medievisti celebri quali Xenia Muratova, Robert Suckale, Joachim Yarza Luaces, Joachim Poeschke. Scandite fra l'alto medioevo, l'età romanica e il XIII secolo, lasciano emergere chiaramente i tempi pieni e i tempi vuoti dell'illustrazione del soggetto, dalla sua scomparsa in epoca merovingia alla capillare diffusione del XII secolo (sempre in controfacciata e normalizzata in Oriente, anche nelle lunette dei portali e poi nei pergami in Occidente). Attraverso il succedersi dei diversi tipi, dall'allegoria del pastore che separa le pecore dai capri alla pala del Giudizio universale di Rogier Van der Weiden all'Hôtel-Dieu di Beaune, si apprezzano le profonde differenze delle opere, ma anche insospettabili continuità, che carsicamente attraversano le specificità delle tecniche e si cristallizzano in capolavori celeberrimi: si pensi al San Giovanni di Münstair, alla cattedrale di Torcello o a Sant'Angelo in Formis; al timpano di Saint-Lazare di Autun, opera di Gislebertus, agli affreschi della cattedrale di San Demetrio a Vladimir e ai mosaici del battistero di Firenze, che di quelli condividono la matrice iconografica e altresì preludono al rinnovamento verificatosi nella Toscana della seconda metà del XIII secolo. Anche attraverso i codici miniati e fino a Luca Signorelli e a Michelangelo, ne risulta una sintesi iconografica tanto pregevole quanto attenta agli appoggi testuali. Alessio Monciatti
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