Con questa rassegna retrospettiva dedicata ad Alessandro Scheibel, mancato nel 1979, nella sala espositiva dell'Accademia delle Arti del Disegno entra con irruenza il Novecento, portatore d'innovazione in tutti i linguaggi artistici, all'insegna di una tumultuosa varietà. Nel sito meritoriamente dedicato all'artista si legge appunto che "trascorrendo dal surrealismo al post-cubismo per proseguire verso l'astrattismo e l'informale, Scheibel percorre tutto il Novecento con il suo personalissimo tratto, improntato a una dimensione sperimentale, che lo conduce verso le avanguardie europee". Nella pittura e nella grafica di Scheibel si ritrovano gli elementi formativi provenienti dai suoi maestri, anzitutto da Felice Carena - ne è un esempio l'intenso Autoritratto giovanile - ma via via trasformati nei linguaggi di una modernità inquieta e continuamente aggiornata: il Surrealismo di forme oniriche, il Postcubismo, l'Astrattismo. La veduta urbana dominata dalla Cupola del Duomo fiorentino è la ricomposizione, secondo una ratio geometrica di matrice rinascimentale, di un tessuto architettonico che la lezione cubista ha insegnato a scomporre. Un'attitudine alla serialità - di figure, di teste, di occhi - è messa al servizio di evocazioni angosciose e oscure: scene di guerra, con L'umanità ridotta a fregio in cui l'individualità compressa va perduta. Mentre nella grafica, forme pseudo-organiche (che sembrano ispirate dai grandi dell'Astrattismo come Kandinski e Mirò) fluttuano colorate in un spazio indistinto, in una sorta di quieta libertà. Sulle orme di Scheibel, che trascorse a Firenze i suoi anni più creativi, si torna a considerare la vitalità e il pluralismo del periodo fra le due guerre e dei Cinquanta-Sessanta negli ambienti artistici della città, autentico crocevia di presenze internazionali, sulle quali l'esperienza fiorentina non mancò di imprimere memorie durature e decisive. (Cristina Acidini)
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