“Per quanto mi riguarda, non è il progetto che mi interessa: io uso la realtà progettuale non coerentemente al suo proprio fine, ma al fine di svolgere il mio naturale atto vitale che è quello di produrre immagini”. (A. Mendini) Alessandro Mendini, architetto, designer e artista, è considerato uno dei padri del postmodernismo italiano (o meglio “neomodernismo”, definizione da lui preferita). Sognava di fare il pittore, ma si è ritrovato, alla fine degli anni Settanta, a rinnovare il Design in Italia, sia come intellettuale sia come progettista per grandi aziende. I suoi scritti innovatori sulle riviste di maggior prestigio, che nel tempo sono state da lui dirette, come “Casabella”, “Domus”, “Modo”, sono ricordati come i passaggi fondamentali nel rinnovamento della concezione del Radical Design. Membro del Gruppo Alchimia, crea oggetti e mobili caratterizzati dal puro piacere estetico, con riferimenti alla cultura popolare e al kitsch, spesso fuori dalla produzione industriale e dall’utilizzo pratico dell’oggetto stesso. Una sfida alla razionalità del progettare per inseguire il sogno alchimistico, per trasformare anche il materiale più povero in oggetti di valore. Ha lavorato con aziende del calibro di Cartier, Alessi, Swatch e Venini, progettando sia oggetti per un pubblico più ampio sia disegni di pezzi unici per un target colto e competente. Vincitore di due Compassi d’Oro, per il valore della sua opera è stato nominato “Chevalier des Arts et des Lettres” in Francia, ha ricevuto l’onorificenza dell’Architectural League di New York e la laurea Honoris Causa al Politecnico di Milano. La sua Poltrona di Proust, una delle sue opere forse più conosciute, ha ricevuto diverse onorificenze ed è “vittima” di numerosi interventi di redesign. Una pratica molto cara a Mendini, che spesso ripercorre la strada già battuta dai suoi progetti, modificandoli, rimpicciolendoli o, al contrario, ingrandendoli a dismisura, come a volerli adattare al tempo presente, continuando a farli.
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