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Ho divorato questo libro durante il mio ricovero ospedaliero e le ore pre e post operazione sono letteralmente volate. In questi giorni di convalescenza riflettevo su cosa scrivere e del perché ha guadagnato cinque stelle su cinque. Devo ammetterlo: non è stato facile, perché c'è tanta carne al fuoco e di conseguenza le idee nella mia mente erano disordinate come una risma di fogli alzata dal vento che vola per la stanza. Poi l'illuminazione da una strofa della canzone "la parte peggiore" di Mapuche: "Solo la parte peggiore di me mi ha capito bene, in fondo". "Al di qua del fuoco" è un romanzo talmente introspettivo che non solo mi sono immedesimato nel protagonista, Primo Trinchero, ma mi sono ritrovato a fare vari esami di coscienza. Un senso di colpa per avvenimenti rimossi e per le classiche bugie bianche (nel mio caso) dette, senza mezzi termini, per pararmi il culo da situazioni sfavorevoli e non paragonabili a quelle narrate. Una trama che si alterna tra presente e passato, dal 1989 ai giorni nostri; con il protagonista in cerca di risposte che lo tormentano da troppo tempo. Il tutto ambientato a Santo Stefano Belbo. Cosa tiene incollato il lettore, pagina dopo pagina? molti riferimenti di cultura generale, dalla musica agli stessi scrittori (Cesare Pavese e Kafka, che a modo loro hanno un ruolo fondamentale nella storia -no spoiler-). E poi quella sensazione di timore che persuade la mente e ti fa sentire sudicio con te stesso. Datemi pure del matto per il paragone, ma sensazioni simili le ho trovate ben narrate nei film di Hitchcock. Quella paura di essere scoperti e mandare all'aria tutto ciò che si era costruito di buono (Segnatevi il film "Nodo alla gola"). Quei "E se..." che ti lasciano col fiato sospeso anche nel minimo dettaglio rivelatore. E' stata una meravigliosa scoperta, doppia scoperta perché ho avuto modo di conoscere l'autore di persona (e avere una copia autografata!). Esperienza unica, soprattutto nel finale.
Recensioni
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