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Quattro anziane coppie, con figli e nipoti, da sei anni trascorrono le vacanze estive in un albergo in Sudtirolo, il Franziskaner Kloster di Claudia Oberburger, ormai diventata un’amica. Il resort è confortevole e grazioso; il cibo, preparato dallo chef Herbert, è delizioso e gli ospiti si rilassano piacevolmente. Uno di loro, però, sente un irrefrenabile desiderio di uccidere, che ha represso fin dall’adolescenza. Tra ricette di alta cucina e discussioni oziose di pseudo intellettuali annoiati, la storia è molto lenta e, all’inizio, di giallo ha ben poco. Il lessico sgrammaticato di Jane è caricaturale e artefatto: non ho mai sentito uno straniero usare parole ricercate e fare errori di grammatica elementari. I personaggi sono numerosi ma si assomigliano nella loro banalità: prototipi dell’italianità, non fanno altro che mangiare e litigare. I discorsi filosofeggianti sono di una noia mortale. I protagonisti sono spocchiosi e snob: le persone che non vorrei mai incontrare in montagna. Amo il Sudtirolo, e questo è finto come una quinta teatrale: i nomi dei luoghi sono fittizi. Nepi riempie pagine senza dire nulla, dalla moda culinaria alle banalità quotidiane di personaggi stereotipati. Lo spunto poteva essere interessante, ma dopo cento pagine il giallo è appena accennato e resta potenziale. L’autore, attraverso il suo personaggio più antipatico, Giorgio, sostiene che una vicenda letteraria non deve essere attendibile e disprezza i lettori che vogliono immedesimarsi nel protagonista; per me, invece, una storia senza partecipazione è noia. Come questa. Finalmente, a metà del libro, durante un temporale, c’è il delitto. Come in “Dio di illusioni” gli amici teorizzano sull’omicidio, qualcuno lo mette in atto. La rivelazione del colpevole all’ultima riga, senza una parola di spiegazione, è l’ennesima assurdità di una storia che vuole solo stupire. Lo stile è pretenzioso, con elementari errori di grammatica. Un libro pessimo: x fortuna non l’ho comprato.
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