Il 7 agosto del 1861, Pontelandolfo, un piccolo paese del Sannio, fu invaso dai briganti. Per una settimana fu teatro di violenze, saccheggi e uccisioni fino a quando l'esercito italiano represse la rivolta filoborbonica che da un paio di mesi coinvolgeva buona parte delle vecchie province napoletane. Si trattò di una vicenda minore, ampiamente discussa all'epoca dei fatti e poi dimenticata. Nonostante questo, Pontelandolfo è diventato un caso clamoroso di fake history a uso mediatico-politico che confermerebbe l'esistenza di una storia meridionale fatta di stragi, eccidi e massacri insabbiati dai vincitori e dalla storia ufficiale. Attraverso nuove fonti d'archivio, documenti e memorie, questo libro ricolloca quell'episodio al giusto posto e con le giuste dimensioni all'interno del suo contesto, la guerra di brigantaggio combattuta nel Mezzogiorno postunitario. E racconta come e perché il paese sia diventato un luogo simbolico e mitico per coloro che trovano nella critica al Risorgimento il motore di un originale impegno sociale, identitario e politico.)
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