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Tra il 26 e il 27 novembre 1983 si svolse a Forlì un convegno in ricordo di Adriano Romualdi a dieci anni dalla tragica scomparsa avvenuta il 12 agosto 1973. Gli atti sono stati pubblicati da Eclettica nel 2016 e costituiscono non solo un doveroso omaggio al più importante intellettuale che la cultura di Destra abbia avuto nel secondo dopoguerra, a quello che è stato definito «il fratello maggiore di una generazione senza padri», ma la riaffermazione che il pensiero di Adriano è ancora vivo e deve essere conosciuto dalle nuove generazioni che si avvicinano al mondo «non conforme». Gli interessi di Romualdi erano vasti e variegati: dallo studio del pensiero politico di Platone e Nietzsche, agli indoeuropei fino a giungere alla prima biografia su Julius Evola, il Maestro di intere generazioni di giovani «neofascisti». Di fondamentale importanza sono gli studi sulla Rivoluzione Conservatrice tedesca e su Il fascismo come fenomeno europeo, libro di portata epocale per l’analisi di questo argomento; si ricordi che Adriano si laureò in semiclandestinità con Renzo De Felice per via di essere il figlio di Pino, vicesegretario del PFR. La sua attività culturale non si limitò alla scrittura di libri e decine di articoli, ma fu anche attivista del FUAN e non disdegnò anche l’azione fisica contro gli avversari. Gli interventi al convegno di Forlì furono effettuati dalle intelligenze migliori della destra politica italiana e straniera di allora e alcuni continuano ancora oggi la loro militanza culturale: Giovanni Volpe, Gennaro Malgeri, Maurizio Cabona, Stenio Solinas, Giorgio Locchi, Alfredo Mantica, Nicola Cospito e Alain de Benoist solo per citare i più noti nell’ambiente. L’elemento comune riscontrato dagli intervenuti è che il pensiero di Romualdi cerca di riscoprire l’origine antica della Tradizione europea dalla quale nacquero i movimenti nazionalrivoluzionari che segnarono la storia della prima metà del Novecento e che continuano a influenzare il dibattito politico.
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