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Anno edizione: 2019
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Ciò che ruto intorno alla storia (il problema ambientale) è ciò che affligge chi vive a Taranto e nei ditorni. Penso che ci siano diverse chiavi di lettura in questo testo, e ognuno legge quello che vuole. Chi non conosce Taranto, forse, si sofferma poco sulla situazione ambientale descritta in toni così aspri e purtroppo veritieri... Mi sento di lodare questo romanzo perchè Flavia Piccini, giovane autrice poco più che ventenne, con il suo lavoro ha dato uno dei tanti contributi di cui la città ha bisogno! Tutti devono sapere cosa succede quì! Solo portando alla ribalta delle cronache nazionali (come d'altronde sta succedendo) la nostra drammatica situazione ambientale, potremmo sperare di poter respiurare a pieni polmoni!
Apprezzabile la descrizione del contesto sociale, territoriale, esistenziale in cui si svolge la vicenda della protagonista. E' un libro che non lascia posto alla speranza, una condanna quasi senza appello per una città disperata come appare ed è Taranto, un tratto comune ad altri romanzi recenti ambientati nella città e confermato dalla fuga della Werthmuller sul set di un film perchè taglieggiata, ma ci si può rassegnare?
Personalmente sono stupito da questo coro di lodi perchè a me è sembrato un lavoro piuttosto mediocre. Un romanzo scarso in linea con la casa editrice in questione che ci ripropina ad ogni pie' sospinto il solito pappone commerciale di giovani+sesso+qualche elemento scabroso. Melissa P docet. Ero curioso, ma sono rimasto molto deluso. "Fango" di Ammaniti, che è stato tirato in ballo qualche recensione fa, al confronto, è un capolavoro inarrivabile. Ma vogliamo mettere "L'ultimo capodanno" con il diario annoiato e annoiante di questa ragazzina? Sì, il "messaggio" sociale è chiaro, ma è una minestra riscaldata e bastano le prime cinque pagine, il rimanente è di una pochezza da competizione. Un amico a cui ne ho parlato ha previsto la trama senza averlo letto. Mi è bastato dirgli che era un romanzo scontato e il nome della casa editrice e lui ha ricostruito l'intero plot senza gran sforzo. Perchè leggere un simile pippone (170 pagine sì, ma che ti fanno boccheggiare) per capire la deriva dei giovani? Basta accendere la televisione e guardare cinque minuti di Maria De Filippi e l'effetto è uguale. Ah, poi il genio che l'ha paragonato a The Catcher in the Rye, dicendo anzi che questo sedicente romanzo che Luttazzi avrebbe definito "materiale eiaculatorio secco" è persino meglio del capolavoro di Salinger, secondo me dovrebbe abbassare un tantino il tiro: guarda che poi si capisce che sei il padre della scrittrice! Orsù, è come dire che Dan Brown è meglio di Dostoevskij! Ho divagato. In sintesi: più che un romanzo sembra un racconto tirato troppo per le lunghe che perde ogni efficacia rimestando di continuo le stesse due tre cose. Vorrebbe essere un affresco, ma non ne ha la forza e neppure lo spessore. La protagonista non convince e non avvince. Sappiamo le sue mosse prima che lei le faccia. Tutto il resto è noia.
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