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L'acqua più dolce del mondo - Jamil Ahmad - copertina
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acqua più dolce del mondo

Descrizione


Era il 1893, quando Sir Henry Mortimer Durand tracciò con un bastone una riga sulla sabbia del deserto per segnare il confine tra l'Afghanistan e l'allora India nordoccidentale, ora diventata Pakistan: uno dei tanti lungimiranti interventi britannici forieri di ogni genere di disastro. E disastri verranno in quel territorio. Oltre a quelli noti, come l'invasione sovietica e l'attacco americano, ci sono quelli che Ahmad racconta qui, in forma di romanzo. La narrazione comincia negli anni Cinquanta, e finisce una ventina d'anni dopo. A condurre il lettore attraverso le incredibili vicissitudini delle tribù locali, per lo più nomadi, costrette dalle guerre e dall'avanzare della modernità a perire per mancanza di cibo e acqua, a raccontarci le loro storie, le loro affascinanti leggende e l'imperscrutabile saggezza di cui sono portatrici, è un bambino, Tor Baz, "il falco nero". Tor Baz nasce sotto il più infausto degli auspici: figlio di una donna colpevole di adulterio, viene alla luce in un avamposto militare nel deserto dove la madre ha trovato rifugio insieme al padre. Quando il piccolo ha sei anni, arriva un drappello di guerrieri guidato dal nonno materno, deciso a vendicare l'onore offeso uccidendo la figlia e il suo amante. Non ha però il coraggio di uccidere anche il piccolo, che vagherà fino all'età adulta da una tribù all'altra, da una figura paterna all'altra, conducendo anche il lettore nei recessi più oscuri del territorio e in quelli più misteriosi delle anime che lo popolano.
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Dettagli

2012
11 ottobre 2012
164 p., Brossura
9788833923406

Valutazioni e recensioni

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Maunakea
Recensioni: 4/5

meglio scrivere qualche nota di più su questo libro perchè merita ma la trama riportata è in realtà il prologo del libro stesso e la storia non ha praticamente nulla a che fare con essa. Parlare di trama è comunque arduo, nel senso che non è un romanzo nell'accezione occidentale del termine, quindi non una lettura per tutti, sono più pennellate descrittive incentrate sul personaggio di Tor Baz, che fra l'altro credo si debba tradurre come Falco errante o Falco pellegrino e non Falco nero non mi pare c'entri nulla, così come il titolo italiano, totalmente insensato, una frase a caso del contenuto del libro. Il racconto ricorda le favole medio-orientali, i personaggi non è che siano descritti a tutto tondo, ma solo tratteggiati, è l'atmosfera che ne viene fuori e il quadro di una zona, e di un epoca per nulla nota, le tribù nomadi del confine pakistano sono un argomento di cui non si sa praticamente nulla. E' interessante sapere qualcosa dell'autore, ho letto che ha 80 anni ed è il suo primo libro, infatti la moglie lo aveva conservato in un baule ed il fratello lo ha poi mandato ad un editore locale, che rendendosi conto del valore dello scritto lo ha inviato alla Penguin a Londra, ottenendo un successo internazionale (il libro è piuttosto famoso, infatti l'ho cercato dopo averne letto delle ottime recensioni in rete), lo scrittore ha lavorato nell'amministrazione delle Aree Tribali per svariati anni, da qui la conoscenza delle più remote zone fra il confine Afghano e Pakistano. E' un libro molto corto si legge rapidamente ma come avvertivo inizialmente è meglio si astengano i cercatori di trama e chi si annoia con descrizioni prolungate, perchè è un libro di atmosfere e non di fatti, la trama è praticamente inenarrabile, fatto questo avvertimento, lo consiglio caldamente.

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aruotalibera
Recensioni: 5/5

Una scrittura sapiente e dosata che descrive gli orizzonti aperti di un'umanità profondamente lontana. Atmosfere cristalline di raro fascino. Una vera sorpresa.

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Recensioni

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Voce della critica

È la voce del deserto, dei panorami brulli eppure ricchi di vita, delle piccole comunità nomadi, delle antiche culture in un lembo di terra incastonato fra Iran, Pakistan e Afghanistan e del loro rapporto con l'irruzione della modernità che anima la struttura del romanzo di Jamil Ahmad. La trama non è lineare poiché si basa su una narrazione frammentaria inserita nella rappresentazione di un mondo in bilico fra passato e presente, tra gli anni cinquanta e settanta. Il personaggio principale di questo microcosmo, scisso fra la durezza della natura e le rigidità della tradizione, è Tor Baz, che seguiamo dal momento della nascita, figlio di una coppia di amanti fuggiti dalla loro comunità, alle rocambolesche avventure da adulto. L'intreccio stilistico di Ahmad è volutamente diafano, talvolta addirittura asciutto, ma sempre dominato da un tono suggestivo e malinconico, compassionevole e sfumato, e tuttavia distante da un facile esotismo. Sono storie di donne che vengono vendute come mogli, militari di guardia in piccoli fortini dove il tempo sembra eternamente immobile, tribù nomadi che devono scendere a patti con il peso della storia poiché "certi valori, un certo modo di vivere, dovevano morire per forza", e poi ancora mullah pazzi e santi, fuorilegge, rapimenti. In queste terre aspre, deserte, spietate non si può piangere; regnano crudeli tradizioni patriarcali e atavici codici sociali. Ma ci sono anche amore, compassione e amicizia. Il romanzo si apre inoltre a un confronto fra Oriente e Occidente, attraverso memorie coloniali o ancora con un viaggio di ritorno in cui un personaggio immigrato di seconda generazione tenta di tornare al luogo d'origine, con effetti drammatici, quasi a suggerire l'impossibilità del recupero di una parte di identità, ormai sepolta fra i dirupi delle alte e impervie montagne della zona. Nelle parole di Tor Baz, "il passato è irrilevante. Cercarlo non serve a niente", ma d'altronde lui è il Falco Nero che vola alto, per predare le poche occasioni di vita. Esterino Adami

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