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Ti muore la persona amata e il tempo si ferma assieme al cuore, niente più battiti e l'orologio rotto dell'Incidente/Accidente finisce in cassaforte come ciò che conservi di più prezioso. Trauma ideoaffettivo e la morte di Dio è bella che servita, crolli in preda al caso, a un caos neppure deterministico e statisticamente prevedibile, l'assurdo persevera nel suo Regno, la sua Dimora, la sua Chiesa blasfema e nefasta. Ti resta solo "Brain", l'immenso e sin qui inane tentativo di cercare una logica all'illogico, una legge all'anomia che governa il mondo immondo. Nessun complottismo né paranoia, soltanto sospetto e diffidenza assoluti verso le atroci sorprese della vita. Ma la ricerca d'una gestione esistenziale al riparo d'ogni ulteriore tragico evento fallisce, peggio: alimenta l'errore, lo ribadisce, lo trasmette. "Brain" vacilla ancor più dell'Alzheimer di "Uncle", il silenzio gronda piogge di frantumi omicidi su qualunque abbozzo di rapporto umano, non c'è modo di porre la sventura sotto commissariamento progettandola e architettandola, la nostra ingegnosità viene sbeffeggiata dall'impietoso decorso storico. Un'eclisse può rinsavirci dall'accecamento dovuto alla tormentata fissazione cognitiva e amorosa, ma appena per un attimo e anche tardivo. Gl'elementi stilistico-formali del regista sono al perfetto servizio di cotanto sfascio: dialoghi scarni e colmi di significato, fotografia neutra e indifferente al dramma in atto, scenografie anonime e disadorne quanto quel che rimane al protagonista sempre più vittima della disperazione. Siamo cerebralmente predisposti a non affrontare il reale senza una qualche regolarità. In ogni laboratorio d'etologia è ripetibile l'esperimento della piccola cavia che, già al terzo rinforzo stocastico e aleatorio, si convince d'aver individuato il comportamento da effettuare per ottenere di nuovo il rinforzo gratificante. Così nasce la superstizione, così forse nasce la religiosità come la scienza: andando a caccia del Rito Efficace.
Recensioni
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Con l'asciuttezza e il rigore che caratterizzano i thriller asiatici moderni Pou-Soi Cheang confeziona un intelligente film metropolitano
Trama
Un sedicente coreografo, Brain è un assassino professionista che uccide la sue vittime intrappolandole in ben pianificati incidenti che sembrano dei casi sfortunati ma sono in realtà dei crimini ben organizzati. Permanentemente tormentato dal senso di colpa, è anche sospettoso e morboso per natura. E la valanga di ricordi della sua defunta moglie non rende le cose più facili. Dopo una missione che va male, in cui muore un suo uomo, Brain è convinto che questo incidente è stato coreografato: qualcuno lì fuori sta programmando di uccidere lui e il suo team. Diventa sempre più paranoico, camminando la sottile linea tra realtà e delusione.
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