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recensione di Grassano, M., L'Indice 1996, n. 8
"Lasciare una testimonianza di questa saga senza eguali è quanto sto cercando di fare, se non con la giusta fortuna, almeno con l'illusione di ritardare, nella scarsa misura delle mie possibilità, la sua caduta nell'oblio": con queste parole -lvaro Mutis ci fornisce, nel suo ultimo libro pubblicato inItalia, le ragioni che lo hanno portato a raccontarci le imprese e tribolazioni di Maqroll il Gabbiere e di quanti gli sono stati vicini.
"Abdul Bashur, sognatore di navi" racconta alcuni aneddoti salienti sull'amico prediletto del Gabbiere, che con lui ha diviso donne e avventure.Libanese, nato in una famiglia di armatori di piccolo cabotaggio, Abdul "credeva che tutto fosse in divenire" e che i veri perdenti fossero "gli sciocchi irredimibili che minano il mondo con le loro astuzie da quattro soldi", si innamorava "con infallibile regolarità", affrontava i propri avversari "brutalmente, senza calcolare i rischi", coltivava la vendetta "per tutto il tempo necessario e la riscuoteva senza pietà", era "generoso senza misura, ma dentro di sé manteneva un bilancio di perdite e guadagni", sentiva sempre nostalgia "per l'accampamento che lo accoglieva con il calore della sua gente" e, infine, "non credeva negli uomini come specie, ma dava sempre a ognuno la possibilità di dimostrare che si stava sbagliando".
Il libanese insegue per tutta la vita il sogno del tramp steamer (piccolo mercantile) perfetto, con la giusta armonia di linee e il motore diesel di fattura particolare.Lo cerca in ogni angolo della terra, sfidando pericoli mortali (emblematico l'incontro col "pescecane" latinoamericano Jaime Tirado).Ma ogni volta che sta per metterci le mani sopra, ecco che la nave gli sfugge: qualcun altro l'ha comprata, oppure si rivela un vuoto specchietto per le allodole. Questa sua quˆte si interrompe a causa della morte dell'amante-sorella Ilona Grabowska: Bashur diventa allora indifferente, fatalista, e comincia ad "accettare il destino senza misurare la portata dei suoi occulti disegni". Rischia il linciaggio seducendo una bella e sessualmente esigentissima pellegrina alla Mecca. Dirige, in Grecia, un giro di giovani borseggiatori.Trasporta armi per i terroristi spagnoli.Si mette a navigare con un traghetto tra Istanbul e Uskadar.Finalmente, Maqroll gli trova, a Madeira, il famoso cargo ideale. Ma Abdul muore cadendo con l'aereo a Funchal: "Sullo sfondo, in una piccola insenatura, riposava la silhouette dello slanciato tramp steamer"."Sia le poesie che i racconti finiscono sempre per riuscirmi tristi", ha appuntato altrove l'autore. La cosa, però, non è del tutto vera. I suoi personaggi vedono quasi sempre cadere le proprie illusioni, si trovano spesso a vivere in ambienti sordidi, ma non cedono mai alla squallida, monotona ordinarietà del quotidiano che caratterizza, ad esempio, le narrazioni di Manuel Puig.Nelle pagine dello scrittore argentino, uomini e donne vivono "le irrimediabili stagioni del loro sconforto, il fallimento di una vita, i molti, molti inferni su questa terra" (Cesare Acutis) in ambienti proletari o piccolo-borghesi opprimenti di banalità, asfissianti di isolamento, nei quali l'unico conforto cui il cuore può abbarbicarsi sono gli intangibili mondi di finzione, i sogni e i fantasmi nutriti dal cinema e dalla letteratura popolare.Maqroll e i suoi compagni, invece, scorrazzano per l'ampio mondo, incontrano donne dalla sensualità piena e disponibile, sentono "vibrare quelle ali che si risvegliano di fronte all'emozione dell'ignoto e per l'approssimarsi dell'avventura e che annunciano una sorta di recuperata giovinezza"; quando perdono, lo fanno con la grandezza di un eroe conradiano.
La versione è sostanzialmente corretta, a parte qualche ispanismo ("equipaggio" - equipaje - per "bagaglio", ecc.). Ma la prosa di Mutis è, nell'originale, impeccabile, minuziosa, di una trasparenza assoluta; il suo perfetto equilibrio tra elementi fonici, elementi ritmici e significato richiede un certo sforzo per essere trasposto in altra lingua, sforzo che non sempre i vari traduttori einaudiani sembrano voler o poter compiere. È poi curiosa la sistematicità con cui questi rendono esbelto con "svelto" anziché con "slanciato, snello", e soprattutto hastio (lat. fastidium) con "astio" (gotico haifst, "lotta"), invece che, come si dovrebbe, con "uggia, tedio". Meglio se la cava la curatrice adelphiana de "L'ultimo scalo del Tramp Steamer": anche se certi anglicismi ("realizzò che la luce era mutata) non trovano giustificazione nel testo spagnolo.
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