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Lettura quanto meno intrigante, piena di considerazioni sul cinema di ieri e di oggi, con battute al vetriolo che strappano più di una risata. Ottima edizione Adelphi.
L'efferata sincerità di un genio, i suoi fastidi, le sue convinzioni, le sue rasoiate senza risparmi attorno a quell'astro di felicità, malattia e contraddizione che fu e tuttora resta Hollywood, un guscio unico, come sospeso in una favola tragica, in questa balera di mondo. Non si deve temere di origliare, di spiare nascosti da una serratura se dall'altra parte c'è questo gigante. A livelli così alti il pettegolezzo finisce per diventare leggenda, letteratura, poesia. I soldi, maledizione e necessità per sviluppare il proprio cinema, la rincorsa a trovarli, ad avere finanziamenti, con i film interrotti per mancanza di fondi, spezzoni e tralci di lasciti meravigliosi, come scintillanti e fastosi figli amputati ma già perfetti. Da qui il tanto fiele verso quel mondo, le frustrazioni e le invidie per quello che poteva essere, in una coscienza di sè che però sa anche diventare stanchezza, ironia, commiato: "Noi registi siamo dei poveracci, con poco bagaglio. Arriviamo con una borsa per la notte e ce ne andiamo a mani vuote. In quei vecchi elenchi dei più grandi film ci sono nomi totalmente scomparsi. Ora che la mia carriera è solo un ricordo sono ancora qui, come una specie di monumento, ma arriverà il momento in cui scomparirò del tutto, come se mi si aprisse una botola sotto i piedi. Preferirei una conclusione alla Verdi, che da giovane Verdi fece dei lavori magnifici. Molto presto. Fu acclamatissimo. Gli anni della maturità li passò a supervisionare le messe in scena e a orchestrare i lavori precedenti. Banalità. Poi, da vecchio, un giorno qualcuno andò a dirgli: “È morto Wagner”. E lui si riaccese. Compose i suoi capolavori negli anni successivi, dopo decenni di vuoto". Ecco, tanta scintillante franchezza è in quei nastri, Orson non mentiva, era e rimane uno dei più grandi prodigi del Novecento artistico, famelica voracità di fare e amare il cinema e declino non meno potente. Libro bellissimo, astioso quanto basta per elevarlo a indispensabile.
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