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Esce anche in italiano A charge de revanche, frutto degli studi dell'antropologo Mark Anspach, allievo di Réné Girard, sul tema del dono. Una prospettiva decisamente affascinante: l'obiettivo è di spiegare come possa una logica di dono scaturire da relazioni umane che invece sono spesso preda del circolo vizioso della vendetta. La risposta è in fondo semplice (e Anspach ha il merito di rendere intelligibile anche ai non specialisti il dibattito sullo hau di Mauss, utilizzato per spiegare la trascendenza insita nella relazione tra due individui): basta invertire il circolo stesso. Così agiva in un racconto irlandese il gigante Uath, nella paradossale ricerca di un uomo che accettasse di tagliargli la testa, sapendo che l'indomani il gigante avrebbe tagliato la sua. Il dono inverte la reciprocità negativa della vendetta, anticipando la reciprocità stessa: non si dona a colui che ha donato, ma a colui che donerà. La reciprocità non è puro scambio tra individui; s'impone una terza forza, quella della relazione e del suo metalivello: ecco l'autotrascendenza del sociale. Ecco anche la sfida all'economia del mercato autoregolato, che confidando nell'analogia con i processi appunto autoregolatori del sistema biologico, ipotizza una mano invisibile e con questa nega libertà agli individui. I quali giungono sì a risultati non cercati di coordinazione, ma anche a fallimenti, cui hanno la possibilità di rimediare guardando al sistema di relazioni dall'esterno, come se non ne fossero parte. Qui risiede il principale merito del saggio: analizzare la "strana" reciprocità positiva attraverso le lenti della scienza della complessità, riconoscendo nel dono una delle sfide intellettuali più seducenti che una teoria sociale finalmente scevra da riduzionismi pone agli scienziati del nuovo secolo.
Mario Cedrini
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