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Francesca Segal si getta, con una prosa limpida e a tratti persino ironica, sul resoconto dettagliato di un’esperienza dolorosa e imprevista, tenendo a mente la più grande lezione imparata «in trincea»: la lotta è più lieve quando condivisa.
«Segal osserva l’amore senza sentimentalismi: quell’amore che permette alle infermiere esauste e sottopagate, e alle madri distrutte e spaventate di sopravvivere» - The Guardian»
«Sono pagine dense di amore, tormento, angoscia e speranza di fronte alle difficoltà. Come memoir, è acuto e commovente; come diario di 56 giorni in terapia intensiva neonatale, è un peana alla maternità scritto magnificamente» - The Observer
Francesca è incinta di due gemelle, e sta affrontando al meglio la gravidanza: fa Pilates, lavora al suo prossimo romanzo, ritorna dalle visite della ginecologa con analisi perfette. È quindi con assoluta incredulità che, a ventinove settimane e sei giorni, si sveglia al mattino con le lenzuola sporche di sangue. Arriva in ospedale, ma è tranquilla, lo considera un problema di routine: le cose orribili capitano agli altri, non a lei. Il giorno dopo, quando si sveglia, non è più incinta. Le hanno fatto un cesareo d’urgenza, e le sue fi glie ora sono nel reparto di terapia intensiva neonatale. Durante quella notte, però, le bambine sono entrate nella trentesima settimana: è lo spartiacque tra la quasi impossibilità di sopravvivenza e la speranza di veder ribaltate le statistiche. Dal giorno zero di vita delle sue bambine, Francesca entra in un mondo di regole nuove. Lei, che ancora non riesce a sentirsi madre, ogni mattina si presenta al reparto di terapia intensiva per vedere le gemelle, il visino nascosto da tubicini e occhiali speciali per proteggerle dalla luce. Lì conosce i loro vicini d’incubatrice, e soprattutto, le loro madri. Nella stanzetta attrezzata per tirare il latte − un’operazione difficile e spesso frustrante per chi non ha portato a termine la gravidanza, ma necessaria perché poche gocce sono sufficienti per assicurare il nutrimento ai bambini prematuri − queste donne si aiutano a vicenda, si confortano, si danno consigli pratici: per vedere la faccia delle proprie figlie basta uno specchietto orientato nel modo giusto; per capire davvero le parole dei dottori durante il giro delle visite basta trascriverle in un taccuino e poi decifrare quelle frasi asettiche con l’aiuto di chi ci è già passato. Mentre procede il ricovero delle figlie, ogni giorno con qualche progresso o con qualche spaventosa ricaduta, Francesca trova nelle altre madri una insostituibile squadra di supporto su cui contare, e in cui non mancano i momenti di leggerezza.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Aspettare un bambino... una meraviglia! Aspettarne due? Doppia gioia. Francesca attende con ansia le sue gemelline, la gravidanza va bene, non ha particolari problemi o pensieri... fino a quando, a 29 settimane, si trova a perdere una marea di sangue. In ospedale, mentre la tengono monitorata, non ha ancora compreso la gravità del fatto e poiché le perdite sembrano essersi concluse, è ancora abbastanza serena... e invece allo scoccare delle 30 settimane, in ospedale, una emorragia massiva costringe i medici a far nascere le bambine d’urgenza salvando la vita a tutte e tre. Da quel momento inizia il cammino della autrice, in un mondo sconosciuto e spaventoso, quello della TIN, con due bimbe così piccole e immature e una pancia improvvisante vuota. Un ottovolante di emozioni, il rischio concreto di perderle, il latte da tirarsi, la conoscenza con altre mamme che lottano per e con i loro bimbi... un libro da leggere per entrare in questo mondo e rendersi conto che il lieto evento a volte è molto più complicato per chi viene alla luce troppo presto.
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