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Breve e notevole romanzo che evidenzia una sempre più frequente situazione in cui una famiglia ordinaria si trova ad affrontare uno dei vari temi scottanti che riguardano la Ns società, il gioco d'azzardo. Complimenti ancora allo scrittore, Riccardo Maria Gradassi, che già ci aveva stupito con entusiasmanti e spesso commoventi poesie, per essere riuscito ad entrare nel cuore di chi legge. Ne consiglio la lettura.
Questo libro è veramente interessante sotto più punti di vista. innanzi tutto perchè mette in evidenza l'aspetto cinico della nostra società,in cui non ci si può permette di fermarsi per non essere fagocitati ed esplulsi in quanto non più utili ad essa. inoltre tratta il tema scottante del gioco d'azzardo raccontando una delle tante tragedie che si nascondono dietro ad esso, su cui è importante riflettere. Complimenti per la scorrevolezza del linguaggio utilizzato, dove non mancano le citazioni poetiche dell'autore. Azzeccatissima anche la copertina del libro, ad opera della disegnatrice Irene Silvani,raffiguarnate una duplice dea bendata ed il retro-copertina, con la figura dei due protagonisti della storia,ritratti per mano, come significare il ritrovato rapporto tra padre e figlia.
L'autore, con lo stile che lo contraddistingue e che ne ha decretato l'ascesa, affronta un tema attualissimo e sconcertante. Non c'è tra i lettori chi non riconosca in sè stesso quel seme di lucida follia che può portare sull'orlo del baratro e da lì all'abisso. Il racconto è quindi incisivo e realistico. Se posso osare una sola debole critica, il dialogo tra padre e figlia può sembrare, in alcuni passi, un pò forzato. Credo si possa spiegare col fatto che l'autore non ha ancora sperimentato personalmente le gioie della paternità, cosa che affettuosamente gli auguro.
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