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Cavedo ci dà un'ottima ricostruzione dei due Libri delle Cronache, di cui è difficile datare la data di composizione, dal momento che alcuni studiosi optano per l'epoca persiana al suo tramonto mentre altri già in età ellenistica. Per quanto la scuola cronistica sia stata accusata di manipolazione delle fonti, addirittura di inventarsele, distorcendo i dati storici, l'intento del Cronista è quello di aver voluto presentare, alla comunità giudaica del secondo tempio, la figura di un mondo ancora possibile, perché già esistito nell'Alleanza davidica, in cui tutti vivranno secondo diritto e giustizia, la cui centralità è il Tempio, espressione della presenza salvifica di Dio, il quale va amato e servito con il culto e la musica. Su Esdra e Neemia, l'autore fa notare tutte le incongruenze tra date e eventi sparse nei due Libri, e per fare ordine al lettore presenta tutta la lista dei re di Persia da Ciro il grande a Dario III per arrivare al 330 A.C. in cui il regno persiano fu conquistato da Alessandro Magno. La composizione dei testi potrebbe risalire a cavallo tra l'epoca persiana e quella ellenistica. In base a un'attenta analisi Cavedo evidenzia che è molto difficile che Esdra sia sceso in Giuda prima di Neemia e alcuni studiosi sono addirittura propensi a pensare che Esdra sia una figura letteraria utilizzata come trasfigurazione della Torà in legge giuridica del mondo giudaico. La Legge e il Tempio diventano il fulcro essenziale e con esso inizia quel che che Quinzio non si scorda mai di ripetere: il silenzio profetico. Quest'opera è essenziale per un approccio intelligente ai Libri del Cronista di stile sacerdotale che fa da contrappunto all'opera deuteronomista.. Non a caso l'autore ci invita di rileggerli in parallelo con le indicazioni presentate per un approfondimento personale e comunitario.
Stupendo affresco storico-esegetico sulle origini del giudaismo post-esilico. Sublime esegeta e affabulatore impareggiabile!
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