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L' imputato non è colpevole. Atti del processo «Taalat Pascià» - copertina
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L' imputato non è colpevole. Atti del processo «Taalat Pascià» - copertina

Descrizione


Il 15 marzo 1921 un turco corpulenta cammina per le strade di Berlino, nei pressi del giardino zoologico. Uno studente armeno, di nome Soghomon Tehlirian, lo raggiunge, si accerta dell'identità e lo colpisce mortalmente con una pallottola. La vittima era Talaat Pascià, già ministro degli Interni e uomo forte del governo turco, rifugiatosi in Germania dopo la sconfitta dell'impero ottomano nel primo conflitto mondiale e ritenuto il principale responsabile del genocidio armeno. Qualche mese dopo, il 12 e il 13 giugno 1921, dinanzi alla Corte d'assise del III Tribunale regionale di Berlino, viene celebrato il processo a carico di Tehlirian: dopo un intenso e drammatico dibattimento, lo studente armeno viene assolto.
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Dettagli

2006
1 giugno 2005
201 p., Brossura
9788882343460

Voce della critica

Nel campo degli studi dedicati alle maggiori tragedie del Novecento la riflessione sul Metz Yeghern (grande male) ovvero sul genocidio subito dal popolo armeno nel 1915-1916 occupa ormai un posto di rilievo secondo soltanto all'insieme di studi dedicati alla Shoah. Testi storiografici come quelli di Yves Ternon e Taner Akcam testimonianze come quelle di Jacques Rethore e Fayez el Ghossein e romanzi come La masseria delle allodole di Antonia Arslan ne rappresentano altrettanti aspetti. A essi opportunamente si aggiunge ora la pubblicazione degli atti del processo a Soghomon Tehlirian il giovane armeno che nel marzo 1921 a Berlino uccise con un colpo di rivoltella Talaat Pascià tra i maggiori responsabili dello sterminio. Uomo forte del movimento Unità e progresso durante la guerra Taalat aveva più volte emanato sintetici ma inequivocabili ordini scritti di pulizia etnica: “La meta della deportazione è il nulla”. Il resoconto del processo durato due giorni e conclusosi con un'assoluzione è importante sotto più punti di vista. Umano: in Tehlirian non osserviamo “un'unità di una statistica” ma le conseguenze concrete del male in un uomo psichicamente schiacciato dalla propria tragedia. Documentario: la testimonianza difensiva del pastore Lepsius presente in Turchia all'epoca dei massacri e massimo esperto del problema si segnala per una limpidità storica e morale fuori dal comune. Giuridico: mostra la forza e l'ambiguità del diritto che assolse l'omicida d'un criminale di guerra ma non fu in grado di fronte a “crimini nuovi” di enunciare “nuovi principi”: occorrerà aspettare Norimberga (e oltre). D'attualità ponendosi al lettore come un problema contemporaneo: a novant'anni dal genocidio armeno il governo turco continua a rifiutarsi di riconoscerlo ufficialmente.

 

Alberto Guasco

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