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Mi è piaciuto moltissimo lo cercavo da tempo
Una presentazione ad HOC delL'allora Cardinale Bergoglio. Consigliato vivamente.
Il futuro Papa Francesco si presenta. Un'intervista da leggere per affetto al Santo Padre, per conoscerlo un po', fermo restando che la cosa più importante saranno i suoi insegnamenti come Maestro della Fede.
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È il 13 marzo 2013 quando, dopo uno dei conclavi più brevi della storia della Chiesa, il cardinale Jorge Mario Bergoglio viene eletto Papa col nome di Francesco. Chi aveva dato per favorito l’italiano Scola, chi il canadese Marc Oullet, chi ancora il cappuccino Patrick O'Malley, tutti si sono dovuti ricredere al momento dell’Habemus Papam: la scelta dei cardinali elettori è confluita altrove, verso un papa venuto da lontano ma forse vicino più che mai alle esigenze della gente comune. Una decisione sicuramente mirata e indicativa della nuova linea di condotta che la Chiesa di Roma intende seguire da qui in avanti. Del resto, la decisione di Joseph Ratzinger di abbandonare il soglio pontificio - fisicamente e moralmente incapace di sostenere una barca di Pietro ormai vicina al naufragio - non ha lasciato nessuno indifferente, tantomeno gli uomini di Chiesa, che in tal modo hanno dimostrato di sapersi far carico della responsabilità di scegliere un successore di Pietro in grado di affrontare le urgenze del mondo ecclesiale e al tempo stesso di comprendere le esigenze di una società sempre più laica e internazionale. È indubbio infatti che Jorge Mario Bergoglio rappresenti una personalità singolare all’interno della Chiesa, nuova, diversa dalle figure cardinalizie cui siamo abituati, insolita in un contesto occidentale e per certi versi anche scomoda, ma per questo lungamente attesa e molto amata da tutti, fedeli e non, laici e acattolici. Tuttavia, proprio l’insieme di questi aspetti ci spinge a voler andare fino in fondo, per cercare di capire dove l’umanità tanto visibile di quest’uomo diviene tutt’uno con la spiritualità. Chi è davvero quell’umile figura che affacciatasi dalla Loggia delle benedizioni di San Pietro subito dopo l’elezione al soglio papale ha salutato la folla di fedeli con un semplice “buonasera” e ha chiesto preghiere per sé; l’uomo che appena eletto Papa si è apostrofato come Vescovo di Roma, che ha indossato una croce in ferro e ha rifiutato l’anello del Pescatore in oro; il neoeletto che rivolge il suo primo pensiero al Papa Emerito, che incurante del suo ruolo non rinuncia a salutare i fedeli creando scompiglio fra le guardie del corpo? Da dove viene il suo modo di fare tanto austero e morigerato? Da dove nasce una fede al tempo stesso scarna e salda come una roccia? L’umiltà e la semplicità che lo hanno sempre caratterizzato sono il retaggio della sua formazione gesuitica o appartengono al suo carattere? Da ultimo, come possono questi aspetti convivere all’interno di un'organizzazione ecclesiastica sfarzosa e distante?
Le conversazioni con Bergoglio che Sergio Rubin e Farncesca Ambrogetti hanno raccolto nel libro Papa Francesco, il nuovo papa si racconta ci aiutano a fugare alcuni di questi dubbi e a comprendere appieno la sua personalità. Alle domande dei due giornalisti Bergoglio risponde senza riserve, con la schiettezza e la semplicità che lo contraddistinguono, svelando alcuni lati del suo carattere e del suo modo di intendere il messaggio di Cristo. Seguendo un andamento cronologico il libro ripercorre le tappe dell’infanzia di papa Francesco fino alla nomina di cardinale e alla crisi argentina del 2001. Bergoglio ricorda le sue origini piemontesi e l’importanza del rapporto con i genitori, fino ai momenti tremendi della malattia: parla della sua fede, della decisione di lasciare gli studi di chimica per entrare in seminario, del suo ingresso nella Compagnia di Gesù. Ribadisce l’importanza dell’incontro diretto con le persone, la necessità primaria dell’ascolto e del dialogo interreligioso. Non c’è da stupirsi allora se durante la confessione Bergoglio chieda in prima battuta ai genitori quanto tempo dedichino a giocare con i figli, o se di fronte alle tante rappresentazioni del Cristo crocifisso, Francesco prediliga la “Crocifissione bianca” di Chagall che mette in risalto la sofferenza ma anche l’abbandono sereno di Gesù alla volontà del Padre.
In conclusione, come sottolinea il rabbino di Buenos Aires Abraham Skorka nella prefazione, ciò che fa di papa Francesco un vero Pastore è senza dubbio la sua umiltà e con essa l’ossessione per “l’incontro e l’unità” che percorre come un leitmotiv tutto il libro e trapassa in maniera inequivocabile in ciascuna delle sue azioni.
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