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A dispetto dell’inizio incoraggiante il libro si rivela ben presto deludente. L’autrice è abile nello scrivere e infatti la sua piccola opera perlomeno scorre bene. Tuttavia ogni tanto sembra un po’ frettolosa e la ricostruzione storica lascia a desiderare, e anche parecchio. Per quanto Enrico VI sia un personaggio... discusso, soprattutto dal punto di vista del Regno di Sicilia, l’autrice esagera nella critica contro di lui, facendolo appare una via di mezzo tra un depravato e un inetto. Ci sono numerose altre incongruenze rispetto alla realtà storica. Nel libro, ad esempio, Costanza a Salerno viene catturata da Gualtieri di Palearia (altro personaggio esageratamente demonizzato), quando in realtà fu suo nipote Tancredi. E ciliegina sulla torta il mito che vede Federico II crescere tra le strade di Palermo! Questo è solo un mito, una leggenda bella e buona. Durante la sua infanzia Federico II frequentava effettivamente le strade di Palermo ma non crebbe tra le strade! Insomma, non un gran che come romanzo storico. Certe scelte possono essere state motivate dal desiderio dell’autrice di esaltare ulteriormente la figura di Costanza. Ma Costanza d’Altavilla è un personaggio talmente straordinario da non avere bisogno di simili espedienti, la sua vera e accurata storia bastava e avanzava. Per chi è affascinato dalla figura Federico II e vorrebbe un romanzo su di lui consiglio l’infinitamente superiore “Il falco di Svevia” di Maria R. Bordihn. Mentre per chi vuole approfondire la figura della sua nobile madre consiglio il racconto a lei dedicato in “La ragazza nello specchio e nuove storie di donne pericolose”. Nonostante la brevità vi assicuro che tale racconto è molto più esaustivo, completo, realistico e accurato di quest’intero libro. Rende molto più onore alla grande Costanza d’Altavilla.
Penso sia un romanzo storico scritto particolarmente bene, riesce a catturare a lungo l'attenzione grazie alla trama ben pensata.
La Russo ha creato un grande personaggio al femminile, Costanza, davvero una trama intrigante.
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