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Anno edizione: 2017
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Al pari degli altri libri della Spiotta, anche la lettura di questo a un certo punto mi ha fatto desiderare che non finisse. Qui, poi, sono molti gli argomenti che hanno catturato la mia attenzione: phreaking (Perrotta avrebbe forse messo Captain Crunch tra i personaggi), regia (che qui è solo uno stratagemma, come peraltro il phreaking, per indagare sul carattere dei personaggi), tecnologia audio-video (d'accordo, solo i nomi, ma significativi come pietre miliari). Non è la pirotecnia lo stile della scrittrice: è, piuttosto, la sommessa descrizione della nostra evoluzione e, come nel tao, di quanto cattivo c'è nel buono di ognuno di noi.
Recensioni
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Quando i documentaristi parlano del loro rapporto con la verita` resta sempre una latenza, la prossimita` con l’oggetto che crea distanze man mano che ci si avvicina. Il romanzo di Spiotta si interroga sull’aspetto confessionale della verita` proprio con un approccio da documentarista (non a caso cio` che diventera` Meadow, la protagonista) rivelando i gradi di manipolazione dell’esistenza – anche la propria – che adottiamo per costruire un’identita`.
(“Una bugia su di te non andrebbe chiamata bugia. Ha bisogno di un termine diverso. Magari e` una fabula (…) una nebbia del possibile dove non c’e` ancora niente”). Non e` semplice raccontare Gli innocenti e gli altri, perche´ il dispositivo ideato da Spiotta ci immerge nel processo creativo di chi cerca di scoprire cosa vuole raccontare mentre lo sta raccontando.
Ci sono Meadow e Carrie, amiche cresciute nella Los Angeles anni ’80 che inseguono la loro passione per il cinema, e c’e` poi un terzo personaggio – bellissimo – Jelly, una donna obesa che seduce uomini potenti al telefono grazie alla sua voce.
La macchina da presa segue le loro vite nella continua ambivalenza tra percezione e mispercezione: ovvero l’unico modo in cui la verita` puo` essere raccontata.
Recensione di Veronica Raimo
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